Spelling: questo sconosciuto. – 143

Come direbbero i giornalisti “Cambiamo decisamente argomento” e torniamo allo scopo per cui è nato questo sito: fare una cronaca di ciò che mi succede negli Stati Uniti e scoprire usi e costumi degli Americani per capirli e… evitare di diventare come loro!!

Oggi vorrei cercare di spiegarvi una cosa a volte divertente. La pronuncia delle parole italiane da parte di questo popolo straniero.

Innanzitutto quando dicono qualche parola o frase in italiano la dicono con una “cantilena” e un accento più o meno meridionale. Probabilmente per lo stereotipo che hanno della nostra lingua. Ma ciò che più mi ha colpito è come storpiano le parole per adattarle all’inglese:

pepperoni, pepperoncini, salami (dopo spiego meglio) e fritatta (raro, ma c’è!).

Sapete, e se non lo sapete ve lo dico, che in inglese non si pronunciano le doppie lettere. Addirittura durante una breve discussione sulla lingua italiana e inglese ho chiesto se avessero parole inglesi con doppie consonanti e sovrapensiero mi hanno detto che non ce ne sono (falso: opportune, immediately, usually, exaggerate, communication, etc.). Per questo motivo loro leggono allo stesso modo peperoncini e pepperoncini, ma evidentemente hanno aggiunto quella “p” per far dare alla parola una somiglianza con l’inglese “pepper” (pepe). Stessa cosa per fritatta dove la “doppia t” è nella posizione sbagliata, ma tanto a loro non cambia niente!

La parola “biscotti”, che fortunatamente scrivono in modo corretto, viene pronunciata più o meno come “bisgodi”! Io ho provato a farglielo dire nel modo corretto, ma ci vorrebbe in corso intensivo.

Questo spiega anche perchè spesso sbagliano a scrivere il mio nome cambiandolo in “Filipo” e, ovviamente, così mi chiamano.

Discorso diverso per “salami”. Anche al singolare loro chiamano il salame “salami”, perchè la “e” finale la pronunciano come una “i” per cui tanto vale scrivere sempre e solo salami. Quindi chiedono un panino con salami, o una fetta di salami, o cose del genere.

Comunque, morale della favola, questo è il risultato:

Ora me ne vado a casa!! Ciao!!

Fine primo tempo… reprise! – 140

Eccomi qui… sono vivo e sono tornato, non temete (o non gioite)! Ho solamente avuto da fare un po’ più del solito. Vorrei pubblicare una risposta che ho ricevuto al precedente messaggio, quello dell’intervallo alla fine del primo tempo, da parte di mio zio che segue questo blog e che saluto.

Ciao Fili, ti scrivo per toglierti un dubbio, (e divagare sulla TV di allora).

La pausa tra il primo ed il secondo tempo è praticamente sempre esistita nei film altrimenti detti lungometraggi in quanto, quando si usavano le pellicole per le proiezioni, le bobine dette pizze, contenevano al massimo 45 o 60 minuti di filmato e un film durava anche molte ore (Via col vento ne dura circa tre e mezzo).

Mi ricordo quando avevo 6-8 anni (1970-1972) e la domenica pomeriggio si andava con gli amici al “peocetto” (il cinema che c’era, ma c’è ancora adesso anche se adibito ad altre funzioni, in parrocchia dello Spirito Santo)
[quartiere Forcellini a Padova, ndr] , il tempo che serviva per il cambio della pellicola veniva usato per ristorarsi, tutti gli spettatori si ammucchiavano davanti al banco del “baretto” che vendeva pop-corn, patatine, gasosa, spuma, caramelle e ciucetti vari.

Poi hanno inserito nelle pause tecniche del cambio pellicola le pubblicità e da allora non abbiamo più pace, con pubblicità martellanti, assillanti e ipnotizzanti; mentre ai miei tempi quando la TV era veramente in B/N noi bambini attendavamo con fervore la fine del telegiornale per vedere quei cinque minuti del mitico Carosello (e questo nemmeno tu te lo ricordi) con personaggi mitici da “Calimero” a “Carmencita” dalla brava Mariarosa che faceva 10-100-1000 torte diverse con una sola bustina di lievito bertolini alla simpaticissima ape del miele ambrosoli dal Commissario Sheridan che beveva il “Biancosarti, mette il fuoco nelle vene” a “Ernesto Calindri” e il suo slogan “… contro il logorio della vita moderna… Cynar, a base di carciofo” e potrei parlartene per ore di quelle bellissime pubblicità “Moplen, Folonari, la dolce Euchessina , il digestivo Antonetto, il mitico pugno di ferro del fernet branca, il gigante buono, Le lamette da barba (non so se sai di cosa sto parlando) beh.. se il mitico Ernesto vivesse adesso capirebbe cos’è il logorio della vita moderna…

Devo essere sincero: il carosello non me lo ricordo, però ho un ricordo, probabilmente delle prime pubblicità… o della fine del carosello, di Mariarosa e del lievito bertolini (mi ricordo anche la sigletta…), dello slogan del Cynar, della dolce Euchessina come anche del confetto Falqui e della Magnesia San Pellegrino e forse di altre cose a cui dovrei solo pensare fortemente…!

Ai nati o vissuti negli anni ’60/’70, ma anche ’80, consiglio di andare a visitare il sito anima mia

Ciao!!

Fine primo tempo. – 139

Continuando le riflessioni in ambito televisivo… quante persone sotto i 25 anni ricordano che al cinema e in televisione c’era l’interruzione tra il primo e il secondo tempo?

Non ci credete? Davvero?? Forse allora non vi ricordate nemmeno le TV in bianco e nero… Chiedetelo ai vostri genitori!!

Ebbene si! Ci stavo ripensando dopo aver rivisto “Mani di velluto” con Adriano Celentano ed Eleonora Giorgi, un film del 1979. Sono rimasto “sorpreso” quando ho rivisto l’interruzione con le scritte Fine primo tempo e Inizio del secondo tempo, l’avevo dimenticato pure io!! In televisione c’era questa pausa quando i film iniziavano alle 20.30 precise perchè, dopo il telegiornale, non c’erano quei quiz o programmi inutili, ma iniziava subito il vero intrattenimento per la famiglia. E mi ricordo i film della Disney che venivano trasmessi su Rai Uno alla domenica sera, come anche i film, sempre sullo stesso canale, il Lunedi sera per la serie Lunedìcinema, anticipati da quella breve sigletta cantata da Lucio Dalla e gli Stadio con la pellicola cinematografica che prendeva il volo trasformandosi in una specie di colomba stilizzata (tra l’altro questa sigletta è scomparsa solo da pochi anni).

Oppure I Bellissimi di Rete4, in seconda serata, anche li con l’interruzione tra il primo e il secondo tempo, ma con, in più, due brevi interruzioni all’interno dei due spezzoni di film.

Ma quando è scomparso l’ultimo film con questa “tradizione” del primo e secondo tempo?

Bho!! Chi se lo ricorda? Io proprio no!

Però so che è stata fatta sparire quando hanno dovuto/voluto aumentare il numero di pause pubblicitarie. Ormai ogni quanto c’è una pausa pubblicitaria? Com’è? 15 minuti o 20 di film e 5-6 di pubblicità??

E al cinema? perchè c’era questa interruzione? è forse stata introdotta in TV per rispettare il format cinematografico? Ma dal cinema come mai è stata tolta visto che la pubblicità nel mezzo per fortuna ancora non c’è??

Mistero….

E se non ricordate niente di tutto ciò, siete semplicemente troppo “piccoli”.

Ciao!!

La tecnologia di CSI. – 138

Mi sono portato dall’Italia diverse serie di telefilm per passare alcune serate visto che non sempre ho voglia di leggere qualche articolo o leggere un romanzo in inglese (40 pagine in due mesi… no comment!!).

Tra le serie c’è CSI Las Vegas, uno dei telefilm più famosi e conosciuti.

Volevo fare tre brevi riflessioni scientifico-tecnologiche.

La prima: si risolve tutto con il DNA e la chimica.

Si, è vero, il codice genetico è unico per ogni essere vivente ed è possibile trovare “l’assassino” da un capello lasciato sulla scena del crimine… ma il sistema che usano in questo telefilm è piuttosto inverosimile. Ovviamente per motivi “scenici” non è possibile mostrare tutti i passaggi, ne, tantomeno, far capire alla gente che ci vuole un po’ più dei 5 minuti che ci mettono loro. E poi è ridicolo l’uso che fanno delle pipette (poverini, li capisco, sono attori, mica biologi!!) e si vede lontano un miglio che non sanno pescare qualche liquido senza fare bolle nel puntale. Ultimo, usano spesso la stessa macchina per analizzare il DNA, un campione di tessuto, o altro. Ridicolo!

Seconda cosa: le foto si possono ingrandire a piacimento.

Questa è una cosa che non sopporto proprio!! Pare che la polizia abbia dei software meravigliosi in grado di ingrandire all’infinito qualsiasi foto per vedere ogni dettaglio possibile e immaginabile! E ancora meglio: dettagli riflessi nell’occhio della vittima fotografata… Ancora più ridicolo!! Tanto per capire, una foto digitale non si può ingrandire a dismisura! Ad un certo punto si vedranno solo “quadrettoni” e col cavolo che è possibile vederle come fanno loro. Neanche con i software più evoluti e costosi: l’informazione che la fotocamera non riesce a “catturare” non può essere ricostruita da nessun computer.

Terza riflessione: il mouse non esiste, si fa tutto con la tastiera.

Mi lascia molto perplesso come qualsiasi programma per computer usino per fare qualsiasi cosa, venga comandato solo scrivendo (anche molto velocemente) con la tastiera. Ma pensiamoci un attimo, oggi si usa praticamente solo il mouse!! Ovunque, in qualsiasi sistema operativo, in qualsiasi software (bhe… il 90%!). In qualsiasi magico programma per ingrandire le foto… si usa il mouse! Cosa cavolo avranno da scrivere?? Forse: “Caro computer, per favore, potresti farmi vedere la faccia dell’assassino che c’è in questa foto? è riflessa nei frammenti rotti dello specchio dietro la porta socchiusa del bagno che ha la luce spenta!”

Anche qui il motivo è semplice quanto stupido: quando viene inquadrato il monitor dove apparirà il tanto sospirato risultato, deve sentirsi l’investigatore che armeggia con il computer. Meglio far sentire un bel rumore da dattilografo che un non-rumore di mouse che si muove sul tappetino, no?

Bhe… lasciando perdere CSI che ormai è vecchio e stravecchio, provate a far caso a queste cose la prossima volta che guardate un telefilm o una serie investigativa o in qualunque trasmissione dove venga usata l’alta tecnologia… e poi fatemi sapere!

Ciao!!

Che fresco! – 137

Oggi è una giornata meravigliosa! Cielo limpido, sole splendente, aria gelida, neve un po’ ovunque. E -16 ¬∞C. Tanto per farvi capire… questa mattina mi sono fatto una bella camminata di 40 minuti per andare a pagare l’affitto e stando fuori al fresco il fiato mi si congela sulla barba e sulla sciarpa stile Reinhold Messner sull’Everest!

Nonostante questo ho incrociato una ragazza con fuseaux corti sotto il ginocchio (e vabbè… magari aveva caldo…) e un’altra con i sandali senza calze calzini o altro!!

Ciao!!

Formaggi Americani. – 136

Allora… tanto per riprendere per bene i discorsi sul cibo, oggi vi voglio parlare di formaggio.

Il Wisconsin si contende con la California la palma per il più grande produttore di formaggi statunitense. Effettivamente poco prima delle “vacanze” di Natale ho visto alcune persone che lavorano qui andare a comprare le tipiche ceste natalizie piene di… formaggi, da portare a casa negli stati in cui vivono genitori o parenti.

Attenzione però! Non crediate che ci siano 300 tipi di formaggi!! Qui sono pochissimi, ma con molte varianti. Vi spiego meglio.

Esistono il Cheddar (il famoso formaggio arancione di origine inglese), il Monterey Jack (che è molto simile al cheddar, ma bianco), il Colby che non ho mai provato (arancione pure questo) e il Colby-Jack altresì conosciuto come Co-Jack ed in pratica è un Monterey marmorizzato con il Colby.

Fine della storia…. tutto il resto è noia!!

No… bhe, a dire il vero ci sono anche delle “brutte copie” di formaggi esteri, come il “Feta” Greco, lo “Swiss” (o “Baby Swiss”) che dovrebbe essere un Emmental , il “Gouda” di origini Olandesi, il Finlandese “Juustoleipa” (molto buono!) e un simil-Pecorino chiamato solo “Romano” perchè fatto con latte di vacca!

Ma torniamo per un attimo ai formaggi americani.

Sono quattro tipi, tutti molto simili tra loro, con la consistenza del nostro caciocavallo o di una caciotta. Vengono venduti in molte varianti, più o meno stagionati, con la “buccia” di cera rossa o nera, alcuni affumicati, ma tutti hanno un sapore non molto marcato (io direi che non sanno da niente…) e forse è per questo che qui ci mettono dentro di tutto!

Ci sono il Pepper-Jack, il Jalapeno-Jack e l’Habanero-Jack, tre tipi di Monterey con peperoncini diversi e con diversa “piccantezza”. L’Habanero-Jack è molto piccante e sulla confezione c’è pure scritto “Not for timid!”, a me piace. Poi ci sono Cheddar con l’aglio, con il rafano, con il basilico, con la pancetta, con la cipolla e perfino con il cioccolato!


Insomma… quando si vantano di avere un sacco di tipi diversi di formaggi semplicemente si riferiscono alla stessa “pasta” derivata da un qualche tipo di latte con dentro qualsiasi cosa o qualsiasi tipo di spezia gli venga in mente!! E per fortuna che ci mettono qualche cosa dentro, altrimenti non avrebbero nessun gusto!!!

Inutile… ancora una volta la differenza con il cibo Italiano è abissale… credo che non riescano nemmeno ad immaginare cosa voglia dire avere un Grana o un Parmigiano, una Mozzarella, un Gorgonzola, un Pecorino o un Asiago. Ah… tra l’altro Parmigiano, Pecorino, Mozzarella, Asiago e Gorgonzola si trovano anche qui, ma ovviamente sono importati dall’Italia. E lasciatemelo dire… ho assaggiato il Pecorino, la Mozzarella e il Gorgonzola… fanno pietà rispetto ai nostri!! Si vede che gli mandiamo gli scarti!!! A che prezzo poi!!

Una cosa lodevole è che qui il dipartimento di scienze dell’alimentazione, o come cavolo si chiama, vende cibi (e quindi anche formaggi) con il suo “marchio”, guadagnando soldi. Guardate qui!

perchè non lo facciamo anche noi in Italia???

Vi lascio con una foto di Pepper-Jack e di Co-Jack:

Ciao!!!

Fatto il seminario dell'ATG. – 135

Fatto il seminario. Ho parlato, alla meno peggio, e descritto progetti passati e futuri. Mi hanno fatto tre domande… alle prime due ho risposto, la terza è stata incomprensibile!!

Il tipo che mi ha fatto la domanda parlava piano, era in fondo all’aula e, ovviamente, non ho capito niente!

Allora ho chiesto di ripetere… ma a cosa serve sentirsi riproporre la frase nello stesso identico modo e con le stesse parole???

Va ben… a parte questo tutto bene. E i miei colleghi di laboratorio hanno portato le robe da mangiare (ad ogni seminario ci sono cibi e bevande!).

C’erano cookies, biscotti, patatine fritte, mele, carotine pelate, bagels da spalmare con una cosa simile alla philadelphia con i quali ho pranzato.

Fatta anche questa. Ora mi dedico completamente agli esperimenti: ho un meraviglioso programma di cose da fare!

Non tutte le ciambelle escono con il buco – 134

è giunto il momento di cambiare un po’ argomento invece di parlare di autobus, neve e ancora neve.

Ah! A proposito sapete che…. fuori nevica? Va bene, va bene… basta così! Però nevica davvero!

Bene.

Torniamo ora ai tempi in cui si parlava di cibo e generi alimentari. La settimana scorsa ho mangiato i famosi “doughnut holes“.

Cosa sono? Semplice… il centro della ciambella!

Ricapitoliamo un attimo: qui ci sono i doughnuts, delle ciambelle fritte, dolci e soprattutto zuccherate o glassate, simili, come impasto, alle “frittelle” o “ciambelle” che si vendono da noi alle sagre o alle fiere. Per capirci, sono le ciambellone che mangia Homer Simpson.

Quando vengono preparati ovviamente viene “scartato” il buco… che viene fritto, glassato, sistemato a dovere e prende il nome di doughnut hole (buco del doughnut). Ha più o meno le dimensioni di una delle nostre frittelle di carnevale (quelle piccole, non quelle ripiene con la crema), ma la consistenza è diversa, meno “spugnosa”.

Personalmente i dolci fritti non mi piacciono moltissimo, comunque questi non sono male… bisognerebbe indagare su quante calorie abbiano… ma forse è meglio lasciar stare.

Un’ultima cosa: dough è la traduzione in inglese di “impasto dolce”, cioè l’impasto per dolci, frittelle, torte, focacce e chi più ne ha più ne metta! A volte questi dolci vengono chiamati anche donuts e rispettivamente donut holes.

Detto questo me ne vado a casina!!

Ciao!!