Giusto per darvi una vaga idea di quello che sto studiando (o cercando di studiare) qui in America, vi mostro una foto fresca fresca di questa mattina fatta al microscopio elettronico ESEM (Environmental Scanning Electron Microscope). Ma prima, giusto per non lasciarvi con una sterile foto, vi racconto che l’ESEM, che tra l’altro è un marchio registrato, è stato sviluppato alla fine degli anni ’80 e messo in commercio dalla ElectroScan Corporation nel 1988. Il fratello maggiore SEM (Scanning Electron Microscope), prevede che i campioni vengano coperti da uno strato metallico conduttivo, generalmente oro, che distrugge il campione stesso, ma crea uno “stampo” che viene poi osservato. L’ESEM invece offre invece la possibilità di osservare il campione “dal vivo” in un ambiente a bassa pressione (2-5 Torr) e alta umidità (fino al 100%).
In realtà se viene osservato a lungo e ad una differenza di potenziale alta (25-30 kV) un campione biologico, le cellule scoppiano come pop-corn… quindi anche questo è “distruttivo”, ma basta fare un po’ di attenzione!
Il compendio sui microscopi elettronici finisce qui, anche se ci sarebbe da parlare del microscopio elettronico a trasmissione, del microscopio elettronico a riflessione, dell’elettronico ad emissione di campo, del microscopio ad scansione per effetto tunnel e del microscopio a forza atomica (questi ultimi due non sono elettronici).
Qui sotto un’immagine della camera dove viene inserito il campione da analizzare con l’ESEM:
Foto di una zona di abscissione di Arabidopsis. Nel cerchio rosso la zona di abscissione, sotto il peduncolo e sopra la siliqua.