Nel paese dei balocchi non si trova… – 371

…quello che si trova in Italia! Mi spiego meglio: tutti sappiamo che il sistema sanitario Italiano e Americano sono completamente diversi, che qui ci sono le assicurazioni, che i medici di base sono “concepiti” per funzionare in maniera diversa rispetto che da noi, etc. etc.
Le farmacie sono diverse, qui c’è Walgreens, la più grande catena Americana che è farmacia, ma anche un po’ supermercato, ma anche un po’ negozio di elettrodomestici di base (molto di base), ma è anche un po’ negozio di ottica, di giocattoli, di aggeggi vari per la casa…
Insomma, è il paese dei balocchi. Se mentre siete in coda per comprare 3 etti di aspirina (perchè confezioni più piccole non ce ne sono) e vi viene in mente che a casa avete finito il latte, la pepsi, il detersivo per i piatti e magari vi viene voglia di comprarvi una vaschetta di gelato, potete farlo!
è bellissimo! Non dovete uscire e andare in un altro negozio e/o supermercato!
C’è quasi tutto! Quasi.
perchè se uno sfigato ha bisogno di una pomatina con dentro un po’ di aciclovir per prevenire un herpes labiale incombente… non c’è! Serve la ricetta del medico. Mentre in Italia non occorre e la pomatina si chiama Cycloviran (o Zovirax, dipende dalla marca).
perchè se uno sfigato ha bisogno di una pomatina con dentro un po’ di Clortetraciclina cloridrato da schiaffare su una cavolo di cisti pilonidale che si è un po’ infiammata… non c’è! Serve la ricetta del medico. Mentre in Italia non occorre e la pomatina si chiama Aureomicina.
Ma il desiderio di vendere qualche cosa non ha confini e i commessi indirizzano verso un burrocacao (no comment) o verso un’alternativa che dal nome pare abbia gli antibiotici fotonici di Mazinga, ma in realtà è appena appena una tristissima kanamicina.
Fortunatamente per lo sfigato in questione l’herpes l’ha risparmiato e la malefica cisti pilonidale ha deciso che non è ancora giunta la sua ora ed ha battuto in ritirata dopo il blando trattamento con gli antibiotici fotonici.

…perchè in fondo siamo tutti bamboccioni! – 369

Leggo sul sito del Corriere della Sera questa notizia, che riporta la dichiarazione di Padoa Schioppa che classifica come “bamboccioni” le persone che restano in casa con i genitori fino a 30 anni (se non di più). Io sono un bamboccione. Come moltissimi miei amici che, pur avendo come me 25-30 anni, abitano ancora con mamma e papà. Mia morosa non è più una bambocciona dall’anno scorso, perchè vive in Svizzera, nonostante abbia ancora un lungo cordone ombelicale visto che la riporta in Italia ogni 2-3 settimane. Non voglio prendere le difese di tutte le persone che si sentono offese dal termine bamboccione, ma qui voglio prendere le difese della categoria a cui appartengo attualmente: i dottorandi.
Visto il nostro stipendio di ben 826,71 euro al mese netti, senza ferie, malattie e solite robe, direi che è facile restare dei bamboccioni.
Ma forse anche no. Forse si può andare fuori casa. Magari spendendo 3/4 dello stipendio per l’affitto (visto che un mutuo ai dottorandi non lo fanno senza 300 garanzie), 1/4 dello stipendio per una macchina, 1/6 dello stipendio per la spesa, 1/6 dello stipendio per la vita mondana, 1/6 dello stipendio per le bollette… ma un momento… siamo ben oltre i 4/4 di stipendio! Pazienza.
Per fortuna che i nostri amici politici e Schioppetto hanno pensato bene ad aiutare tutti i bamboccioni con una detrazione di ben 495,8 euro in tre anni (wow!! 165.26 euro all’anno) a chi ha un reddito compreso tra i 15.493 e i 30.987 euro all’anno e addirittura 991,6 euro in tre anni (330,53 all’anno) se il reddito non supera i 15.493 euro l’anno.
Amici e colleghi dottorandi con meno di 30 anni: non siete felici? Avrete una detrazione sull’affitto di 330 euro all’anno! Basta per ben 15 giorni di affitto probabilmente! E non siete contenti? Non dovrete più gravare sulle spallucce di mamma e papà. Non vedevo l’ora di avere una simile agevolazione. Ora si che posso crescere e diventare un ometto!
Io sono davvero contento! Sul serio, perchè se da bamboccioni che siamo ora diventeremo ometti dopo i 30 anni non faremo in tempo a passare da ometti a rincoglioniti come è successo ai nostri politici che hanno bruciato tutte le tappe!

Oh signore…. OH SIGNORE!! – 368

Meno di un’ora fa sono arrivate due studentesse a parlare con la dottoranda del nostro laboratorio che è TA (teaching assistant) per una classe di orticoltura-qualche-cosa. Non sto a riportare il dialogo perchè è stato lunghissimo, ma è incredibile la quantità di domande assurde che ste due ragazze le hanno rivolto. Poche domande prettamente “scientifiche”, molte domande generiche, e perfino lo spelling di alcune parole. Lo spelling. E non pensiate che fossero parole astruse come iso-butyl-propanoic-phenolic acid, ma erano cose tipo “senescence” (senescenza), “stock” (vari significati, ma in questo caso voleva dire tronco), oppure volevano sapere il significato di “green plants” (piante verdi, che sta ad indicare che una pianta non è legnosa come un albero ma è, appunto, verde tipo l’erba).
E lei ha passato un’ora abbondante a rispondere a domande del genere. Cose che in Italia un professore le avrebbe fatte uscire seduta stante dall’ufficio segandole all’esame per almeno cinque volte di fila.
Poi, quando se ne sono andate, ho chiesto lumi e mi ha detto che non hanno una base scientifica forte e questo giustifica tutto.
Mha… non so…
In ogni caso ho riferito ai colleghi che da noi non si va dal professore a chiedere cose del genere e loro mi hanno chiesto cosa deve fare uno che non capisce: arrangiarsi e rifare l’esame finchè non lo passa!!
E quando ho detto loro che al 98% dei prof Italiani non gliene frega niente se gli studenti passano o meno si sono messi a ridere… e mi hanno risposto che è dura da noi!
Non so, sarà che il sistema Italiano mi ha fatto il lavaggio del cervello, ma io ‘ste due le avrei liquidate in cinque minuti dicendo di procurarsi un buon dizionario!!
Voi che ne dite?

P.S.: Il fatto che gli anglofoni non sappiano nemmeno scrivere le parole che pronunciano o pronunciare quello che leggono è una cosa divertentissima… e nonostante tutto continua a stupirmi.

Post inutile. – 367

Ottobre è cominciato (da un paio di giorno a dire il vero). Manca meno di un mese al mio ritorno in Italia. Ho un sacco di esperimenti da fare e poco, pochissimo tempo. Con il nuovo mese mi è scaduta la tessera dell’autobus, non ho voglia di andarla a rifare e anche se avessi voglia non ho tempo, quindi vado e vengo a piedi che non fa mai male. Il nuovo mese mi ha riportato l’insonnia serale, che poi se fossi davvero insonne sarebbe un conto, avrei pure più tempo per lavorare in lab, ma no! Sto sveglio di notte e dormo fino alle 9 del mattino! E quindi arrivo tardi in lab… per fortuna che recupero di sera.
Devo andare a pagare l’ultimo mese di affitto, ma vale lo stesso discorso dell’abbonamento dell’autobus. Ho il frigorifero vuoto e non ho tempo di andare a fare la spesa (potrei sfruttare l’insonnia!! il supermercato è aperto 24 ore su 24). Ho ancora biscotti Italiani a casa e tre confezioni di cacao amaro per fare il salame al cioccolato: mi sono sempre detto “verrà qualche occasione, qualche festa” e mi sà che li lascerò in eredità a qualche Americano che non sa cosa farsene di un chilo di oro saiwa visto che non hanno cannella e/o cioccolato… idem per le confezioni di amaretti, ma quelli al limite li rivendo al mercato nero che qui costano $20 all’etto. Che poi adesso non va neppure più di moda parlare di mercato nero, ma di mercato grigio: ciò che si vende alla luce del giorno, ma non sarebbe permesso, ma non gliene frega niente a nessuno, ma forse a qualcuno gliene frega, ma in fondo in fondo non fa niente per fermare il tutto.
E come se non bastasse oggi non so neppure cosa scrivere e così vi tocca leggere questo post sconclusionato! è proprio ora di andare a casa…

Takara restaurant. – 366

Sabato a pranzo sono andato, con un manipolo di Italiani e due persone dal Guatemala, al ristorante giapponese “Takara“. L’idea iniziale era quella di dirigersi al ristorante italiano “Papavero“, ma ha chiuso prima del nostro arrivo.
Quindi ci siamo allegramente avviati in State street dove, tra l’ampia scelta di ristoranti, c’è il suddetto posto per gli amanti del sushi e della cucina giapponese.
Il menù comprende, ovviamente, un’ampia varietà di sushi e rotoli tipici e, per chi non è amante del pesce o dei cibi crudi, alcuni piatti cotti a base di pollo e altre carni.
Visto che non ero mai stato in quel ristorante mi sono fatto consigliare qualche cosa di buono e mi hanno suggerito di prendere un Bento box. Quindi ho scelto quello con gamberi, salmone e “California rolls” che sono i classici rotolini di riso con il pesce crudo, ma leggermente americanizzati.
Prima del piatto principale mi hanno servito un’insalatina con una salsa al ginger che, nonostante non mi piaccia molto il ginger, era dolce e molto buona!
Poco dopo sono arrivate le nostre pietanze accompagnate da salsa di soja e da un’altra salsina di cui non conosco il nome.
Visto che abbiamo preso cose piuttosto diverse abbiamo più o meno condiviso il pranzo.
Soddisfazione: alta.
Prezzo: il bento box che ho preso costa $18 tasse escluse, ma avendo diviso il cibo abbiamo diviso anche i costi pagando $11.50 a cranio tasse e mancia inclusi.
Consiglio: il solito, se vi piace la cucina giapponese, ma soprattutto se doveste passare per Madison, fermatevi che ne vale la pena.

Qui sotto una foto del mio piatto. Quella che sembra una coscia di pollo è una fetta di salmone, i California rolls sono in alto a sinistra mentre in alto a destra ci sono i gamberi e delle verdure fritte. Negli angoli inferiori altri rotolini e del riso. Lo sputacchietto verde al centro è wasabi.

Il suicida di Madison. – 365

Vi ricordate Jesse A. Miller? Lo squilibrato che, come ho detto in questo e questo post, avrebbe tentato il suicidio e “forse” messo una bomba da qualche parte all’ospedale di Madison? Bhe… è tutto falso!!
Dalle ultime notizie, che potete leggere qui, il personaggio è stato arrestato a San Diego, in California il 28 Settembre.
Non si sa ancora cosa sia successo, ma sembra che il suddetto Miller abbia solo telefonato alla polizia di Madison mettendo tutti in allarme dicendo di abitare in East Washington Avenue e affermando di essere all’ospedale con una pistola. Pare anche che abbia chiamato nuovamente fingendosi di essere suo fratello, il quale avrebbe detto che Jesse era fuori di testa etc. etc.
Insomma, sicuramente è fuori di testa, perchè per inventarsi una cosa del genere non deve essere stato del tutto a posto, ma non ho capito una cosa: quando la polizia ha ricevuto la telefonata, non si sono accorti che proveniva da San Diego?
Credo che la verità non la sapremo mai…

Il mistero si infittisce. – 363

Ieri ho lavato un po’ di biancheria. Precisamente la roba nera e/o molto scura. La cosa è molto semplice e lineare: prendo la borsa dove metto temporaneamente la biancheria sporca, prendo cinque monete da 25 cents, prendo il bussolotto del detersivo (per chi è in America: sto usando il “ERA Crystal Springs” che lava meglio di quello che avevo prima di cui non ricordo il nome), vado dov’è la lavatrive. Metto la roba, anticipatamente separata per colore, nella lavatrice, verso il detersivo, chiudo, scelgo il programma (che parola grossa: ce ne sono 5), metto le monete, chiudo e via.
Attendo il tempo necessario, una mezz’oretta o poco più, quando finisce torno di la con altre cinque monete da 25 cents per l’asciugatrice. Apro la lavatrice, ne tolgo il contenuto e lo butto nell’asciugatrice che è esattamente di fronte a un metro e mezzo di distanza, controllo di aver preso proprio tutto. Metto le monete nell’asciugatrice, la chiudo, scelgo il programma (che parola grossa: ce ne sono 3), schiaccio il pulsante e via.
Attendo il tempo necessario, un’oretta o poco più, quando finisce torno di la senza monete, ma con una borsa, tolgo la biancheria dall’asciugatrice e, controllando di aver preso proprio tutto, la metto nella borsa posizionata esattamente davanti alla macchina. Torno in appartamento e, tirando fuori la roba un po’ alla volta, inizio a piegarla.
Bene… se avete letto tutto questo… mi sapete dire a che punto del tragitto ho perso un calzino???

Sono buono, vi darò qualche indizio visto che ho controllato tre volte:
1. non è tra la biancheria di altri colori.
2. non è nella lavatrice.
3. non è nell’asciugatrice.
4. non è per terra tra le due macchine suddette.
5. non è nella borsa.
6. non è in giro per il bunker dove vivo.
7. dopo di me nessuno ha usato lavatrice e/o asciugatrice.
8. non l’ho messo in testa per andare a rapinare una banca.

L’unica spiegazione è che sia entrato qualcuno a rubarmelo come hanno fatto per le mutande sporche di Gigi Marzullo!
Mi consola solo una cosa: ho pareggiato con il calzino che ho perso, con le stesse identiche modalità, circa 6-7 mesi fa.

Dialoghi improbabili #8. – 362

Oggi sono andato da una ragazza del laboratorio di fronte al nostro a chiedere un protocollo. Sono li, in piedi che le parlo e vedo un guinzaglietto rosso legato ad un vortex che va verso terra… e all’altra estremità c’è un gatto enorme dentro una gabbietta da trasporto che mi guarda. La tipa mi ha detto che è il suo gatto, l’ha portato qui oggi non so per quale motivo. Comunque è proprio un bel gattone a pelo lunghetto, grande oltre che ciccione che, effettivamente, occupa l’intera gabbia. Purtroppo non è uscito, ha solo messo la testina (testona) fuori quando l’ho accarezzato.
Ma la cosa interessante è il dialogo, tradotto parola per parola in Italiano, che c’è stato poco dopo con i miei colleghi:

Filippo: Carl-Erik, hai visto il gatto di Kathy? è nel loro lab!
Carl-Erik: Kathy del lab di fronte al nostro?
F.: Si, ha portato il gatto qui. è in una gabbietta nel loro lab.
C.: Ma è un gatto vero?
F.: Si, è il suo gatto.
C.: Ma è vero? Il gatto è vero?
F.: Si, è vero!
C.: Ma non è un gatto impagliato?
F.: No!! è un gatto vero!! è vivo, nella gabbietta!!
C.: Ma è proprio vero??
F.: (porco Giuda) Si, vai a vedere!

Dopo cinque minuti torna e nel frattempo è arrivata anche Amber in ufficio.

C.: Eh si! è enorme quel gatto! Occupa tutta la gabbietta!!
Amber: Quale gatto?
C.: Il gatto di Kathy. è nel loro lab.
A.: Ma è un gatto vero?
F.:

Io non pretendo di arrivare sempre al primo colpo ad ogni cosa, ma dovessi dirvi “andate a vedere il gatto di pinco pallino” voi mi chiedereste se è un gatto impagliato o se è vero???