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Visita al CMS. – 494

Oggi, come promesso qualche giorno fa, siamo andati a visitare il CERN. Più precisamente siamo andati a Cessy, in Francia, poco distante dal confine con la Svizzera a visitare il CMS (Compact Muon Solenoid). Visto che le visite guidate e le presentazioni sono iniziate al mattino continuando per tutto il giorno, abbiamo pensato di andare alle 14:30, quando, in teoria, dovevano esserci le presentazioni in Inglese. Giunti lì, ci siamo trovati con un mucchio di gente in coda per prendere i biglietti, gratuiti, per la visita al CMS mentre quelli per visitare una parte del tunnel (il famoso anello di 27 km) erano già esauriti. Poco male, il CMS è la cosa più interessante: è un rilevatore gigantesco del peso di più di 12500 tonnellate che definire complesso è dire poco. In teoria dovrebbe essere in grado di individuare il bosone di Higgs, una particella descritta, ma che non è mai stata “osservata”.
Per cercare questa particella verranno sparati all’interno del tunnel, uno contro l’altro, due fasci di particelle a velocità prossima a quella della luce. Dovrebbero formarsi più di 40 milioni di collisioni al secondo delle quali ne verranno registrate solo 100 al secondo che verranno analizzate da una rete di computer creata dal CERN per questo scopo. Questo genererà 60 gigabyte di dati ogni minuto, 10 petabyte di dati all’anno, che poi dovranno essere analizzati dai fisici dei paesi che hanno partecipato alla costruzione dell’LHC, tra cui l’Italia.
A parte i tecnicismi scientifici, ci sono state delle presentazioni in Francese e Inglese più o meno comprensibili dal pubblico, delle dimostrazioni di criogenia quando è stato fatto anche il gelato all’azoto liquido (visto che l’elio liquido è poco pratico da gestire in un capannone), alcuni stand con spiegazioni sui superconduttori e sui vari tipi di rilevatori.
C’era moltissima gente, di tutte le età: anziani, famiglie, giovani, bambini, insomma, un pubblico davvero eterogeneo tipico della Svizzera e forse anche della Francia. In Italia non mi aspetterei mai di vedere ad una “mostra” piuttosto atipica e specialistica così tante persone estranee alla materia. Ma qui funziona così, la gente si interessa di ciò che viene fatto nel paese, dai più piccoli lavori pubblici alle più grandi imprese di importanza mondiale.

Detto questo non mi resta che invitarvi a vedere le foto del CMS.

CMS

Google Lunar X Prize. – 358

Una notizia non indifferente di pochi giorni fa è che Google offrirà 30 milioni di dollari a chi proporrà un progetto fattibile per mandare sulla Luna un robot in grado di esplorare il nostro satellite. In realtà il premio del progetto Google Lunar X Prize è di 20 milioni di dollari per la prima società o persona o gruppo di persone con il progetto vincente che richiede: l’allunaggio del robot, la percorrenza di almeno 500 metri sul suolo lunare e l’invio di fotografie e dati sulla terra. Poi ci sono due bonus da 5 milioni di dollari se il robot percorrerà più di 5 km, se manderà sulla terra immagini dei resti della missione Apollo, se scoprirà acqua e/o ghiaccio, se resisterà per 14,5 giorni (durata della notte lunare), oppure se ci sarà qualche altra importante scoperta scientifica.
Ma perchè è stata scelta di nuovo la Luna? perchè potrebbe essere una fonte di materiali la cui estrazione non causerebbe inquinamento terrestre, poi potrebbe essere sede di un nuovo telescopio che potrebbe operare senza l’influenza (negativa) dell’atmosfera terrestre, potrebbe essere sede di una biosfera e inoltre tutto ciò porterà indubbiamente a molta concorrenza e quindi a innovazioni tecnologiche e nuove ricerche.
Questo premio infatti farà gola a molti pur non essendo, a quanto dicono gli esperti, sufficiente per coprire interamente le spese di una tale missione.
Altra cosa interessante è che finalmente tutti i complottisti che non credono che l’uomo sia mai andato sulla Luna “forse” potrebbero mettersi l’anima in pace… o forse l’invio di un robot invece che di un astronauta potrebbe rafforzare le loro teorie.
Per chi non lo sapesse la fondazione X Price e relativi premi esistono da prima dell’intervento di Google. Attualmente altri due premi “appetibili” sono l’Archon X Prize for Genomics, con in palio 10 milioni di dollari per chi riuscirà a sequenziare 100 genomi umani in 10 giorni, e l’Automotive X Prize, che offre altri 10 milioni a chi riuscirà a produrre una automobile in grado di funzionare correttamente, superefficiente e poco inquinante.
Uno dei precedenti premi da 10 milioni di dollari, l’Ansari X Prize, che richiedeva di inviare nello spazio per due volte nella stessa settimana una stessa navicella, è stato vinto dal cofondatore della Microsoft Paul Allen e dall’ingegnere aereospaziale Burt Rutan.
Lo stesso Paul Allen ha offerto alla missione l’uso dell’Allen Telescope Array, che opera attualmente per l’istituto SETI (istituto per la ricerca di intelligenza extraterrestre), per la ricezione dei dati inviati dalla Luna da un’ipotetico robot che la esplorerà.
Pare che ci sia anche qualche progetto Italiano che potrebbe gareggiare per questi 30 milioni di dollari… vedremo chi sarà il vincitore!

Vitamine a volontà! – 203

Come vi ho già detto altre volte il Babcock dairy store qui a Madison produce e vende gelati e formaggi per conto dell’università non solo al suo interno, ma anche in altri supermercati. Una cosa interessante è che le università negli Stati Uniti possono raccogliere soldi vendendo prodotti, servizi e brevetti (per alcuni brevetti date un’occhiata qui)!
Un esempio su tutti è il processo usato per aggiungere la vitamina D a latte ed altri cibi, che è stato inventato e brevettato nel 1923 da Harry Steenbock professore di biochimica all’Università del Wisconsin-Madison. L’aggiunta di vitamina D agli alimenti è stata, nel periodo antecedente il 1945, fondamentale per combattere il rachitismo. Inutile dire che, almeno qui in America, latte e cereali con la vitamina D sono tuttora diffusissimi!
Una cosa curiosa è che la vitamina D in realtà non è una vitamina, ma uno ormone steroideo. Esiste la vitamina D2 (ergocalciferolo) di provenienza vegetale, e la vitamina D3 (colecalciferolo) di provenienza animale. Le due sostanze hanno preso il nome di vitamina per il fatto che sono indispensabili per la vita, ma in realtà l’organismo umano è in grado di produrre il colecalciferolo (D3) con l’esposizione della pelle alla luce del sole. Le “vere” vitamine in realtà non possono essere prodotte dal corpo umano, ma devono essere assunte cibandosi di verdurine.
In ogni caso, pur essendo il precursore di un ormone steroideo su alcune confezioni di latte c’è la scritta “vitamin D added” e “hormone-free”. Le due cose non vanno propriamente d’accordo, ma probabilmente la scritta “addizionato di ormoni steroidei” non aumenterebbe le vendite, che dite?
In realtà nel latte ci sono naturalmente molti ormoni, ma spesso si può trovare somatotropina bovina (ormone della crescita) che viene “somministrata” ai bovini per aumentare la produzione di latte. Non è una cosa preoccupante visto che la somatotropina bovina non è attiva nell’uomo. Il problema è che la somatotropina fa produrre alla mucca più IGF-1, un ormone insulino simile che agisce anche nell’uomo provocando la divisione cellulare… in altre parole può causare il cancro!
Quindi la scritte “hormone-free” in questo caso non si riferisce alla presenza/assenza di vitamina D (che è un ormone), ma all’assenza di somatotropina bovina!
Qui sotto uno yoghurt con vitamina A e D aggiunte.

Dopo questo compendio su latte, vitamine e brevetti vi saluto e me ne vado a casa.
Ciao!