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è fatta. – 436

Me la sono cavata con 174 sudate pagine. Inclusi frontespizio, indice, ringraziamenti e bibliografia, ovviamente. In ogni caso oggi ho consegnato la tesi. Il mio lavoro con dottorando può essere considerato definitivamente concluso, se non fosse che sul mio contratto attuale c’è scritto “assistente/dottorando”!
Ma poco importa. Passiamo invece a qualche cosa di più divertente.
All’ufficio comunale, quando sono andato a richiedere il permesso di soggiorno, ho fatto un grande errore: ho salutato la signorina con un “Bonjour!”. è stata la mia rovina, perchè io il Francese non lo so mica e nonostante poi abbia iniziato a parlare in Inglese, la signorina mi rispondeva sempre e solo in Francese!!
Fortunatamente la morosa era li con me e ha parlato al posto mio.
Due sono le cose che dovrò fare in questo preciso ordine:

1. smettere di salutare la gente in Francese
2. imparare una nuova lingua

Chissà quanto ci metterò!
Buon fine settimana a tutti.

Wikipedia in Łèngua Vèneta. – 403

Forse non lo sapete, o forse si. Ma il dialetto Veneto è stato riconosciuto ufficialmente come Lingua Veneta il 28 Marzo 2007 dal Consiglio Regionale del Veneto con la legge sulla "tutela e valorizzazione della lingua e della cultura Veneta". Inoltre è stata riconosciuta anche dall'UNESCO come lingua minoritaria ed è stata inserita nel "Libro rosso delle lingue in pericolo".
Ovviamente wikipedia, la mia fonte preferita di informazioni gratuite, si è adeguata ed ha aperto una sezione apposita completamente in Łèngua Vèneta che potete visitare cliccando qui.
Chi fosse interessato a scrivere in Łèngua Vèneta con il computer può trovare su questo sito il layout con tasti e caratteri speciali da usare con Microsoft Windows. Per Mac OS non ho ancora trovato nulla.
Oltre a questo esiste pure una versione di Mozilla Firefox in Łèngua Vèneta, potete scaricarlo cliccando qui. Purtroppo è una versione piuttosto vecchia, la 1.01, ma sullo stesso sito è possibile scaricare anche il language pack per la Łèngua Vèneta utilizzabile con Firefox per Windows, Mac OS e Linux.
Su questo sito potete trovare informazioni sulla Łèngua Vèneta (in Italiano) mentre su questo sito potete trovarle in vera Łèngua Vèneta. Che poi non si sa bene quale sia la vera Łèngua Vèneta, visto che c'è una variabilità di termini più o meno infinita da paese a paese…
Dopo questa novità sono indeciso se metterla sul curriculum tra le lingue conosciute… voi cosa fareste??

Passami il thingamajig e dammi il whatchamacallit! – 380

In ogni campo del sapere umano non si finisce mai di imparare, ma quando si tratta di una lingua straniera è ancora peggio (o meglio, dipende dai punti di vista). E le parole che ho scoperto da poco sono quelle del titolo del post: “thingamajig” e “whatchamacallit“. A dire il vero tutto è iniziato con la parola “thingy” che ho sentito nel film “The sweetest thing“. Ho immaginato che fosse uno storpiamento di “thing” (cosa/oggetto), ma cercando sul dizionario è venuto fuori che può essere l’abbreviazione di “thingamajig” parola, piuttosto divertente, per indicare un oggetto o una persona difficile da classificare e di cui si è dimenticato o non si conosce il nome. In pratica si può tradurre in Italiano con “coso” o “roba” o parole simili.
La parola deriva dall’estensione con un suffisso arbitrario dell’originale “thing” che è passato a “thingum” e poi a “thingamajig” o all’altra versione “thingamabob” o “thingumabob“.
Chiedendo lumi ed esempi alle mie cavie da laboratorio (colleghi madrelingua) mi è stata presentata anche la seconda parola: “whatchamacallit“.
Questa ha lo stesso uso della precedente e significa letteralmente “come-si-chiama” o qualche cosa di molto simile. Deriva infatti da “watcha” che è la contrazione di “what are you“, “what have you” o “what do you“, e da “ma call it” che è l’alterazione di “may call it“. In pratica la frase originale sarebbe “what you may call it?” cioè “come lo chiameresti?”.
Detto questo mi hanno anche fatto presente che la Hershey’s commercializza uno snack al burro di arachidi che si chiama Watchamacallit e la pubblicità è proprio un gioco di parole sul nome della barretta.
Ovviamente ho dovuto cercare il video su Youtube:

La traduzione spicciola è:
Kid1: Ehi! Cosa mangi?
Kid2: Una nuova barretta! è croccante!
Kid1: Sembra buono! Odora di arachidi, come si chiama?
Kid2: Whatchamacallit (come lo chiami?).
Kid1: Whatchamacallit (come lo chiami?).
Kid2: Si giusto!
Kid1: Cosa?
Kid2: Il nome!
Kid1: Che nome?
Kid2: Whatchamacallit (come lo chiami?).
Kid1: ….ti sei dimenticato il nome??
(voce fuori campo)
Kid1: Me ne dai un pezzetto di quello?
Kid2: Quello cosa?

Qui sotto la barretta che ho assaggiato… è pure buona!

Modi di dire #3. – 306

Dopo la prima e la seconda puntata sui modi di dire Statunitensi siamo giunti al terzo capitolo. Oggi parlo di due nuove frasi che ho sentito nei giorni scorsi e che mi hanno “intellettualmente” turbato. Il primo modo di dire è l’equivalente Italiano di “piove a catinelle” o in dialetto veneto “piove a sece roverse”. In America si dice “It’s raining cats and dogs!” cioè, letteralmente, piovono gatti e cani.
Mha… è un po’ strano, eppure è così. Sembra che l’origine sia piuttosto nebulosa e controversa, in questo sito potete trovare una sfilza di spiegazioni che non sto qui ad elencare…
La seconda frase è “He/She bought the farm” che letteralmente vuol dire “lui/lei ha comprato la fattoria”, ma in America viene usato per indicare la morte, a volte violenta e improvvisa, di una persona!
Pare che il modo di dire sia nato negli anni ’50 circa, quando il Time Magazine ha riportato la seguente frase “Bought a plot, had a fatal crash” riferendosi ad un incidente aereo con uno slang dell’epoca in cui bought significava “essere uccisi”, ma pare che un decennio più tardi un altro giornale abbia citato la seguente frase in seguito ad un altro incidente aereo: “The police dispatcher says a plane just bought the farm“.
In ogni caso potete trovare una spiegazione migliore cliccando qui.
Ciao!

Mettiamo le anatre in fila! – 293

Oggi ho sentito per la prima volta un simpatico modo di dire Americano: “get ducks in a row“. Letteralmente significa mettere le anatre in fila, il significato che si dà a questa frase è di organizzare le proprie cose o completare i propri progetti (intesi come preparativi per il futuro). Letteralmente può anche significare “allineare i birilli”. L’origine più probabile per il Brewer’s Dictionary of Phrase and Fable deriva dal fatto che i birilli da bowling in USA vengono chiamati anche ducks (anatre) e, ovviamente, vengono messi in fila.
Quindi sorge spontanea un’altra domanda: perchè i birilli vengono chiamati anatre??
perchè pare che diversi secoli fa, alle origini del bowling, i birilli avessero forme e dimensioni diverse. Alla fine vennero standardizzati alla forma attuale, ma esiste una variante chiamata “duckpin bowling” che usa birilli corti che vennero associati alla forma di un’anatra.
Tra l’altro esistono altre versioni di questo sport chiamate “candlepin bowling“, “ten-pin bowling“, “five-pin bowling” e “skittles” il capostipite di tutti i bowling!
Tornando alle anatre, un’altra spiegazione possibile per questo modo di dire è che forse si vorrebbe mettere in ordine i propri affari come lo sono gli anatroccoli in fila dietro l’anatra! Più semplice di così? Altro che bowling!

Jack e lumberjack. – 288

Effettivamente le stranezze dell’inglese sono infinite. L’ultima che ho saputo è che il water viene chiamato jack oltre che toilet bowl o toilet seat. Possibile?? Jack? I compagni di laboratorio mi hanno detto di non sapere qual è l’origine, eppure si usa per indicare la tazza del cesso. Allora mi sorge spontanea una domanda: lumber vuol dire legname, jack significa water, sarà che lumberjack vuol dire cesso di legno? No… è il taglialegna!
Comunque jack vuol dire anche asino o manovale o marinaio.
Ma “you don’t know jack” vuol dire “non sai niente”, “bottle jack” è il cric a bottiglia, “man jack” significa uomo qualunque, “telephone jack” è la presa del telefono e “union jack” è la bandiera nazionale britannica…!!

Insomma, chiamarsi Jack in America non è proprio il massimo!

P.S.: per chi non sapesse cos’è un cric a bottiglia qui sotto c’è una foto:

Entomologia Americana. – 274

Paparino dalle gambe lunghe. Questa è la traduzione letterale di ‘Daddy longlegs‘, il nome comune in Inglese Britannico di quelle che noi chiamiamo zanzare giganti. Il nome più appropriato è ‘crane fly‘; per gli amanti della tassonomia, questi insetti sono ditteri della famiglia Tipulidae, gli adulti non succhiano il sangue, ma invece si nutrono di nettare o non si nutrono affatto, visto che vivono solo qualche giorno in questa forma.
In America i ‘daddy longlegs’ sono un po’ tutti gli insetti con zampe lunghe, ma in particolare gli statunitensi con questo nome si riferiscono ai ragni Pholcus phalangioides e agli aracnidi dell’ordine degli Opiliones. I Pholcus sono chiamati anche ‘cellar spiders‘ (ragni delle cantine) mentre gli Opilliones sono detti ‘harvestmen‘ (letteralmente “raccolto + uomini”).
I ragni delle cantine sono quei piccoli ragnetti che si trovano spesso nelle case e che quando vengono disturbati iniziano a muoversi molto velocemente con un movimento oscillatorio.
Gli ‘harvestmen’ sono quei bei bestioloni sugosi che si trovano anche da noi in Italia in campagna o in montagna tra l’erba, e che ogni tanto invadono la coperta che si stende per il pic-nic.
Spesso vengono confusi con ragni, ma, pur avendo otto zampe ed essendo Artropodi della classe degli Aracnidi, fanno parte di un diverso ordine quello, appunto, degli Opilliones.
Qualche rapida informazione sugli ‘harvestmen‘:
– non sono velenosi
– non sono pericolosi per l’uomo
– non hanno le ghiandole per la produzione della seta
– sono onnivori, ma, in base alla specie, mangiano insetti, funghi, residui vegetali o… cadaveri!

Detto questo qui sotto ci sono le foto delle tre bestiacce in caso non aveste capito cosa sono:

Sto perdendo la testa… – 273

…proprio così!! Sono appena arrivato davanti al computer dopo un esperimento in laboratorio… mi sono messo a leggere una pagina su internet da un sito Italiano e per circa 5-6 secondi ho cercato di leggerla in Inglese!! E continuando a sforzarmi rileggendo la stessa frase pensavo: “Ma quanti errori hanno fatto ‘sti qua! è tutto sbagliato sto Inglese!” e, ovviamente, non stavo capendo il contenuto del testo!
Per fortuna che l’episodio è durato, appunto, non più di 6 secondi, ma è stato strano e un po’ spiacevole lo stesso. Non propriamente spiacevole, ma, dicendola tutta, ci sono rimasto male!!
A chi è stato o è all’estero per tanto tempo: vi è mai capitata una cosa simile?
Ciao!

Meglio Inglese o italiacano? – 216

Sono un po’ scettico sull’uso proprio e improprio delle lingue straniere. Sono contentissimo di saper parlare (parola grossa….) l’inglese, sono assolutamente d’accordo sul fatto che conoscere almeno una lingua straniera sia ormai di estrema importanza per svariati motivi: lavoro, viaggi, internet, computer e anche divertimenti. Ma la cosa che non capisco e accetto è il fatto che ci sia gente italiana, convinta di conoscere bene una o più lingue straniere, che non sappia esprimersi decentemente in Italiano. Non parlo di qualche errore di grammatica, del non-uso del congiuntivo, dello scarso uso di tempi verbali poco comuni, di vocabolari sempre più ristretti, ma intendo proprio l’incapacità di alcune persone di esprimere un semplice pensiero in modo da farsi capire. Inutile, non c’è verso…
A quel punto su un ipotetico Currirulum Vitae ci starebbe bene questo:

Conoscenze linguistiche:

Inglese (produzione scritta): Ottimo
Inglese (produzione orale): Buono
Italiano (produzione scritta): Appena sufficiente
Italiano (produzione orale): Livello scolastico

Scusate… questo post è un piccolo sfogo personale, ma quando ci vuole ci vuole!!
Comunque per buttarla sul ridere vi consiglio di visitare questo link.
Ciao!