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Questioni di lingua #2.

La Svizzera ha tre lingue nazionali e ufficiali, Tedesco, Francese e Italiano e una quarta lingua nazionale e "coufficiale", il Romancio. Qui vige l'obbligo di studiare a scuola almeno due lingue Svizzere oltre all'Inglese come lingua straniera. Insomma, lo Svizzero medio conosce decentemente almeno tre lingue.
La situazione migliora ulteriormente nel canton Ticino dove gli Svizzeri, limitati dall'Italiano che è parlato da una piccola parte della popolazione, generalmente imparano sia il Tedesco che il Francese (sempre oltre all'Inglese).

Ma si sa, imparando molte lingue si fa spesso confusione e studiare una lingua non vuol sempre dire saperla bene. Questo è particolarmente vero qui nella Confederazione Elvetica dove le traduzioni sono spesso fatte alla carlona.
Sarà che l'Italiano "Ticinese" non è proprio vero Italiano (alcuni termini derivano dal Tedesco e/o dal Francese), sarà che a tradurre magari non ci finisce neppure un Ticinese (figuriamoci un Italiano vero, anzi sospetto che usino spesso il traduttore automatico), ma spesso i risultati sono divertenti (cliccate sulle foto per leggere meglio gli strafalcioni):

P.S.: "l'impronta" sarebbe il francobollo e il "piumino di peluria Caro" sarebbe il piumino d'oca a quadri…

La cadrèga.

Filologia spicciola.

Cadrèga: Alterazione volgare di Cattedra (dal grego Kathèdra). In Italiano anticamente era carrega, con il significato di sedia o scranno.
In dialetto Lombardo, Piemontese e Molisano è tutt'ora "Cadrega", mentre in dialetto Veneto, Trentino, Emiliano, Friulano, Ligure ha perso la "d" diventando "carega" (sempre con il significato di sedia) da non confondere con le dolomiti del gruppo della Carega.

E’ arrivato Ken!

Ovviamente anche lui riceverà un soprannome di battaglia (che io e la moglie diamo ai nostri colleghi), ma per ora su questo blog verrà chiamato "Hokuto no Ken" per gli amici "Ken" Cacici.

Cacici arriva con furore dal Giappone. E' un post-doc, ha una certa età (bho? 35 anni? indagherò.) e, appunto, ha iniziato il secondo post-doc qui da noi proprio l'altro ieri.

Facciamo un breve passo indietro. Circa 9 mesi fa (non ricordo di preciso la data) è venuto in visita a tenere un seminario e ad essere intervistato dal nostro capo. Il giorno dopo la partenza di Cacici, il capo ci ha chiesto impressioni per capire se assumerlo o meno. Più o meno con tono allegro ed entusiasta abbiamo risposto in coro che "non siamo riusciti a capire se è bravo o no perché non capisce uno stracazzo di niente di Inglese". Il nostro capo ha detto che non ha avuto questa impressione, fatto stà che l'ha preso. Pace, Amen.

Torniamo ai giorni nostri. Martedì è arrivato a Losanna e Mercoledì mattina si è presentato puntuale in ufficio per sistemare la parte burocratica con la segretaria. Per pranzo arriva in lab per venire a mangiare con noi. La segretaria (una signora Svizzera di 60 anni che parla abbastanza bene l'Inglese) esordisce con un "Cacici e io abbiamo deciso che frequenterà un corso intensivo di Inglese a partire dalla prossima settimana, perché fa un po' fatica visto che la sua pronuncia è un diversa dalla nostra".
Poi in Francese aggiunge "Ah non so. Dopo 10 minuti che ci parlavo mi sono resa conto che non aveva capito niente di quello che ho detto. Non so come farà. Abbiamo fatto il test on-line per l'ammissione al corso, l'ho fatto anche io e ho finito 15 minuti prima di lui. Comunque almeno ha una buona comprensione dello scritto."
Almeno.

Ottimo inizio. Speravo che avesse fatto un corsettino accelerato English-for-dummies prima di venire in Svizzerlandia, ma non avrà avuto tempo.
Comunque l'abbiamo portato a pranzo e non ha proferito verbo. Dopo è arrivato il tecnico per sistemargli il Macbook Pro in rete, installargli e configurargli posta, server vari e stampanti ed ha faticato parecchio per capire il Mac OS in Giapponese… con lui che "traduceva" a spanne…
Poi l'ho portato ad un mini supermercato nel campus, gli ho mostrato dove può prelevare soldi col bancomat, dato una mappa della città, mostrato dove prendere la metro e gli ho detto che verso le 18 io e la moglie saremmo andati a fare la spesa. Se aveva bisogno di cibo o altro sarebbe potuto venire con noi. Più o meno è andata così:

Filippo: "Alle 18 andiamo a fare la spesa in un negozio grande. Vuoi venire o sei troppo stanco?"
Cacici: "Aahhhhhh!"
F.: "Ah cosa? Vuoi venire dopo con noi o prendi qualche cosa da mangiare qui per stasera?"
C.: "Ohh yes yes yes!"
F: "Yes cosa? Vuoi comprare del cibo ora? Puoi cucinare dove alloggi? Hai le pentole? Hai la cucina?"
C.: "Aaaahh!"
F.: ….

Ho ripetuto le domande per 10 minuti finché ha capito e detto di voler venire con noi al centro commerciale. Arrivati lì alle 18.15 ed entrati nel supermercato io e la moglie non sapevamo se metterci le mani nei capelli o strapparceli del tutto. In pratica era tutto un "vorresti questo? o vorresti l'altro? vuoi una pentola? vuoi dei piatti? vuoi del riso? vuoi delle verdure? vuoi del caffè? vuoi pane? vuoi acqua? vuoi latte? Cacici, che casso vuoi????" e lui tutto un "Ahhh! Yes! Ahhh! Yes!! Yessss! Ohhhh yes yes!" e non prendeva niente.
Dopo 45 minuti siamo usciti con la nostra spesa e una settantina di franchi di spesa sua tra cui:

1 padella
1 cucchiaio
1 forchetta
1 piattino da dolce (perché il piatto normale per lui costava troppo……)
3 bicchieri (la confezione era solo da tre)
1 tazza
2 buste di riso precotto da scaldare in microonde
2 buste di zuppa istantanea
1 sacchetto di pan carré
1 bussolotto di detersivo per vestiti
1 pezzo di formaggio
1 litro di latte
1 sacchetto di insalata
1 bottiglia di condimento per insalata
1 sacchettino di orsetti gommosi

Ora, io e la moglie non siamo assolutamente dei criticoni verso chi non conosce le lingue. Io per primo mi sono trovato in America che l'Inglese l'avevo parlato per l'ultima volta 8 anni prima e qui da due anni non so ancora dire qualche strafalcione in Francese. La moglie è arrivata in Svizzera a far casino tra Inglese e Francese e a mala pena si ricorda di parlarmi in Italiano. E di certo capisco e mi rendo perfettamente conto di quanto Cacici possa sentirsi spaesato e in difficoltà, tanto che gli ho dato il mio numero e gli ho detto di chiamarmi per qualsiasi cosa…

…ma la vedo parecchio, parecchio dura…

Ho sete, sono un contadino.

Come avrete letto dal suo ultimo post (se no, eccolo qui) la moglie è in piena crisi linguistica. Sbaglia le parole, le confonde tra Italiano, Inglese e Francese, mi chiede come si dice questo o quello, mi parla mezzo in Inglese.

A tutto questo si associano amnesie varie.

Ieri stavo ascoltando "Il pescatore" di Fabrizio De Andrè e le ho recitato:

Filippo: "E chiese al vecchio dammi il pane 
ho poco tempo e troppa fame 
e chiese al vecchio dammi il vino…"
Moglie (canticchiando): "…ho sete sono un contadino!"
F.: "Contadino?? Ma amore, dice 'ho sete sono un assassino'! Come ti è venuto in mente il contadino?"
M.: "Ah bho! E pensare che la sapevo pure suonare con la chitarra questa canzone!"

Vani sono stati i miei seguenti tentativi di convincerla a comprare una chitarra, non ne vuole sapere perché "non ha mai imparato a fare bene il barrè"…

Questioni di lingua #1.

Trovandoci a dover usare spesso tre lingue (bhe, io il Francese non lo uso, ma lo ascolto e a volte lo capisco) siamo spesso portati a fare dei confronti. La moglie a dire il vero è meno "curiosa" di me, mentre io spesso sviluppo un'ossessione per la filologia delle parole e dei modi di dire.
Per esempio, la parola "ostetrica" in Francese è "sage-femme" che letteralmente significa "donna saggia". Come viene chiamato un uomo che fa quel lavoro? Semplice. In Italiano basta cambiare la lettera finale: "ostetrico". In Francese non esiste il termine "sage-homme", ma si dice piuttosto "homme sage-femme" (uomo donna saggia??) o eventualmente "maïeuticien", "accoucheur" o "parturologue". Il termine più usato è comunque "sage-femme" indipendentemente per entrambi i sessi.
In Inglese c'è lo stesso problema. L'ostetrica è la "midwife" (letteralmente "moglie di mezzo"?), ma il maschile di questo sostantivo non è "midhusband" ma semplicemente "midwife" o "male midwife".

Per quanto faccia ridere chiamare un ostetrico "donna saggia" o "moglie di mezzo", c'è un motivo preciso per cui questi termini vanno bene.
"Sage-femme" anticamente significava "colei che ha conoscenza delle donne" e quindi si può riferire anche ad un uomo. "Midwife", invece, deriva dall'Inglese antico "mit wyf" che significa "colei che sta con la moglie" e anche questo può essere benissimo riferito ad un uomo.

Il problema ci poteva essere anche in Italiano col termine "levatrice" (lo chiamiamo "levatore" l'uomo?), ma è stato risolto brillantemente con l'uso di "ostetrica/o". Da notare che anche in Inglese e Francese esistono "obstetrician" e "obstétricien/enne", ma nel parlare comune non si usano.

Comunque per fortuna che non ci sono molti ostetrici in Francia e Svizzera…

iAssorbente.

Niente: Newton era, come previsto, un nome "scomodo" o vecchio. iPad è il nome del nuovo aggeggio di Apple, nome che è già stato criticato e preso di mira perché in Inglese vuol dire anche assorbente (per meglio dire "materiale assorbente", e di conseguenza anche assorbente igienico). Bhe, quelli che criticano il nome e la scelta del reparto marketing di Apple non hanno in mente che: iPad è molto simile ad iPod, nome che tutti conoscono e, soprattutto, che se anche si pensa ad un assorbente comunque è un nome che resta in testa.

Buonaseeeeeeraaaaa….

Il viaggio di ritorno in Svizzera è andato bene: strade pulite, poco traffico, sette ore complessive e siamo giunti a Losanna. Con me, la moglie e le gatte c'era un'altra ragazza Italiana a cui abbiamo dato un passaggio, quindi la macchina era carica al limite di bagagli. Ovviamente non stavamo contrabbandando droga, alcolici o sigarette, ma c'è sempre la "paura" che qualche cosa non vada alla dogana (mezzo litro d'olio non conta, ma chissà a cosa si attaccherebbero…). Quando siamo scesi dal trenino a Briga, il doganiere si è avvicinato, ha guardato la targa Svizzera e poi ha illuminato l'interno dell'auto con una piccola torcia per vedere cosa c'era dentro e…

Doganiere: Bonsoir.
Chiara: Bonsoir.
Filippo: Buonasera.
D.: COME BUONASERA!!?!?!
F.: Eh, siamo Italiani! (Se vuoi ti mando a quel paese invece che dirti buonasera)
D.: Tutti e  tre?
Noi in coro: Si.
D.: Qualche cosa da dichiarare?
F.: No, niente.
D.: Grumpft… va bene… andate.

Ma insomma… poco ci manca che, dicendo "buonasera" mi si scagli contro come un mastino. Sarà che si aspettava degli Svizzeri, sarà che venivamo dal bel paese carichi come non mai, sarà che avrà avuto le palle girate, comunque la "paura" di qualche problema, in futuro, alla dogana ci è rimasta anche se come sempre tutto è andato bene.

Buon viaggio. – 539

Un paio di giorni fa abbiamo comprato i biglietti del treno per tornare in Italia questo fine settimana. Risalendo in macchina la morosa mi fa notare che abbiamo lasciato alle ferrovie elvetiche più o meno 338 franchi. A quel punto tira fuori i biglietti, che per la cronaca hanno forma e colori simili a quelli italiani (è così in tutta Europa?), e ricontrolla date e orari: tutto a posto. Li rimette via e mi fa notare che hanno cambiato la bustina delcisalpino che li contiente. Ora c’è un bel panorama agreste con scritte in varie lingue: Gute Reise, Bon Voyage, Buon Viaggio, Godspeed.
Godspeed? GODSPEED???
Ma che vuol dire Godspeed? Sarà buon viaggio in Inglese! Ma si dice così?

Filippo: “Io non l’ho mai sentito!!”
Morosa: “Nemmeno io!”
F.: “Sarà una di quelle cose che gli Svizzeri traducono a caso…”
M.: “…si, come quando traducono in Italiano, tutto sbagliato.”
F.: “Infatti. Al limite in Inglese si dice “have a safe trip” o “have a nice ride” o cose simili!”
M.: “Credo anche io.”
M.: “…che poi, cosa vorrebbe dire mai Godspeed!”
F.: “Mha…. vuol dire Dio veloce!”
M.:
F.: “…detto così mi sembra più una bestemmia…”
M.:
F.:
M. e F.: “Buuaaahahahahaha!”

…e abbiamo riso sganasciandoci completamente per cinque minuti buoni! E siamo rimasti increduli fino a che:

godspeed

Ripresa dalla pausa. – 529

Questa “vacanza dal blog” di una settimana è più o meno giustificata da diverse cose in quest’ordine: un matrimonio Lunedì scorso e un giorno di “vacanza” preso Martedì per ritirare il diploma di Dottorato (ho definitivamente finito!!!) e per il ritorno in Svizzera; un ammontare incredibile di lavoro da Mercoledì in poi; una notevole stanchezza di sera sfogata giocando a “Super Paper Mario” con il Nintendo Wii e a “Dofus” col computer (attenzione: la beta Italiana è on-line ed è completamente gratuita!! Se volete provarlo cliccate qui. La registrazione è in inglese, se poi volete giocare in Italiano fatemi sapere che vi dico come fare).
Insomma, il blog è stato bellamente trascurato.

Per tornare alla carica con i post vi racconto uno dei miei approcci con il Francese. Oggi, visto che abbiamo lavorato senza pausa fino alle 16.30, siamo andati al McDonald’s per un panino. E in colonna al McDrive:

Filippo: “Come dico menù grande? Moyen?” (Medio, ndr)
Morosa: “Si. Anzi, no, grand.”
F.: “Moyen o grand?”
M.: “Moyen.”
F.: “Mi prendi in giro? Daiii che devo parlare!!”
M.: “No, lì sul cartello c’è scritto Medium, dì ‘mediùm’.”
F.: “Coosaaa??? Ma mi vuoi dire cosa dico alla cassiera?”
M.: “Si dai, dì ‘grand’….”

Alla cassa:
F.: “An menù monyen big tasty avec bacon et coca zero.”

…e da quello che abbiamo mangiato a quanto pare ha capito bene….