Racconto: La notte dei morti viventi. – 406


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La notte dei morti viventi.

…sono entrato nella stanza, con una presenza al mio fianco che non riuscivo ad indentificare. La penombra e lo spazio completamente vuoto la faceva sembrare più grande di quello che era in realtà. L’unica fonte di luce era la finestra, chiusa, senza tende, di fronte alla quale stava Simone, un ragazzino sulla quindicina in piedi, ad osservare il mare. Mare e cielo erano grigi, plumbei e l’impressione era quella di guardare una foto in bianco e nero. Dopo qualche minuto Simone si volta verso me, mi osserva, e parla dialogando anche con la presenza al mio fianco.
Ci racconta che quel mare è un grave pericolo perchè ci sono mostri, creature sconosciute e giganti e dicendoci questo indica un lato particolarmente scuro della stanza.
Ci voltiamo a guardare e all’improvviso un faretto dal soffitto illumina una piovra gigante, morta, completamente stesa sul pavimento lungo la parete. Sotto La piovra c’è un capodoglio, piccolo abbastanza da stare nella camera.
Io e la presenza capiamo che c’è qualche cosa di strano, la situazione è anomala, chiediamo informazioni a Simone che ci dice di essere in quella camera da anni e di non poterne uscire.
Allora mi avvicino all’altra porta presente, giro la chiave e questa si apre! Usciamo seguiti da Simone che, appena mette i piedi fuori dalla porta si tramuta istantaneamente in un bambino di sei anni.
A quel punto tutto è più chiaro, mi volto, la stanza in realtà è un armadio minuscolo e vuoto. La presenza al mio fianco è sparita. Simone ha solo creduto di essere rimasto rinchiuso per anni e tutto questo non è stato altro che una sua fantasia. Ma c’è ancora qualche cosa che non va…
Il viaggio onirico evidentemente non è finito. D’improvviso mi trovo in cortile, a casa di mia nonna, da solo. è giorno, il sole splende, tutto è calmo, niente e nessuno è in vista.
Mi guardo intorno e dopo qualche minuto un chupacabras mi passa a fianco trotterellando, con i denti sporgenti, dirigendosi verso la casa.
La porta si spalanca e lentamente iniziano ad uscire delle persone, ma hanno qualche cosa di sinistro, si aggirano come zombie e ancor più lentamente si avvicinano ad un gruppo di galline comparse dal nulla nell’aia.
Iniziano a prenderle per succhiarne il sangue: sono vampiri.
Improvvisamente capisco cosa devo fare, il mio compito è di sterminarli tutti. Nelle tasche ho delle striscie di velcro adesive, infiammabili ed esplosive.
Inizio ad attaccarle ovunque, sugli attrezzi agricoli, sulle automobili parcheggiate, sulla porta di casa, sugli stessi vampiri che, nel loro immenso torpore, non reagiscono.
Prendo una scopa di saggina, le do fuoco e vado ad incendiare tutte le striscie di velcro.
Una dopo l’altra esplodono con deflagrazioni a dir poco cinematografiche e i vampiri soccombono uno ad uno.
Esce anche mio papà, trasformato in vampiro, ondeggiante come solo un morto vivente può essere. Capisco che deve essere eliminato a sangue freddo e senza rimpianto gli attacco del velcro in fronte.
Esplode pure lui e si incendia come carta velina.
Mia mamma, vampirizzata, esce dalla casa, e disperatamente si getta sui resti del vampiro bruciante. E brucia anche lei.
La mia missione è compiuta. Io mi guardo in giro e solo il chupacabras gironzola tranquillo con i denti aguzzi.

FINE

E all’improvviso mi sveglio e mi dico: “Che figata ‘sto sogno!! Lo prendo come spunto per un libro o per un film!” ed invece ecco qui il mio primo, brevissimo racconto.
Ho sempre fatto sogni meravigliosamente realistici (a parte vampiri, bambini schizofrenici e chupacabras ovviamente) e avventurosi. Ma questo ha battuto ogni record!! Diciamo che nella mia scala dei sogni è a parimerito con un altro che mi vedeva protagonista di una sparatoria in quartiere Forcellini a Padova.
Ho fatto il sogno di descritto in questo racconto Lunedì notte, dopo aver visto su raidue “Voyager” in cui parlavano del chupacabras. E di seppie giganti che combattono con i capodogli ho letto la settimana scorsa su un numero arretrato di Focus.
Insomma, è vero, i sogni nascono dalle nostre esperienze quotidiane… ma ho come l’impressione che questo mix horror-comico-demenziale sia dovuto alla pizza svizzera che ho mangiato quella sera!!

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