Il valore dell’euro continua a salire. Sale sul dollaro e il dollaro scende per una serie di politiche sbagliate, previsioni disastrose, futuri incerti. Quando sono arrivato qui a Madison quasi un anno fa un 1€ valeva $1.32. In questo momento il cambio è 1€ per $1.43. Una bella differenza! Ogni mese ho prelevato lo stesso ammontare di dollari dal conto in Italia vedendomi addebitare sempre meno euro, una convenienza non indifferente! Ma se questo è conveniente per me finchè sono qui e finchè sono pagato in euro, a lungo andare sarà alquanto sconveniente per l’economia Europea che, di questo passo, sarà sempre più svantaggiata nelle esportazioni di beni e servizi.
I nostri “Brodi e Berluscotti tutti” (leggi politici) sono preoccupati, ma per modo di dire, eh!
Il direttore della BCE e pure i bidelli della Bicocca e della Bocconi si stanno mettendo le mani nei capelli.
Ma io… che ho fatto di male???
Cioè: visto che computer e aggeggi elettronici in genere ora sono vantaggiosissimi se acquistati qui in USA, avevo pensato di tornare a casa carico come Babbo Natale.
E invece no!
Sono al limite dei chili consentiti (se non li ho addirittura superati) nelle valigie e nei bagagli a mano e come se non bastasse quell’arpia della morosa mi ha subdolamente “invitato” a non comprarmi aggeggi.
Visto che l’oro nero vale sempre di più non mi resta che una cosa da fare: tornare a casa con una ventina di barili di petrolio…
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Il mistero si infittisce. – 363
Ieri ho lavato un po’ di biancheria. Precisamente la roba nera e/o molto scura. La cosa è molto semplice e lineare: prendo la borsa dove metto temporaneamente la biancheria sporca, prendo cinque monete da 25 cents, prendo il bussolotto del detersivo (per chi è in America: sto usando il “ERA Crystal Springs” che lava meglio di quello che avevo prima di cui non ricordo il nome), vado dov’è la lavatrive. Metto la roba, anticipatamente separata per colore, nella lavatrice, verso il detersivo, chiudo, scelgo il programma (che parola grossa: ce ne sono 5), metto le monete, chiudo e via.
Attendo il tempo necessario, una mezz’oretta o poco più, quando finisce torno di la con altre cinque monete da 25 cents per l’asciugatrice. Apro la lavatrice, ne tolgo il contenuto e lo butto nell’asciugatrice che è esattamente di fronte a un metro e mezzo di distanza, controllo di aver preso proprio tutto. Metto le monete nell’asciugatrice, la chiudo, scelgo il programma (che parola grossa: ce ne sono 3), schiaccio il pulsante e via.
Attendo il tempo necessario, un’oretta o poco più, quando finisce torno di la senza monete, ma con una borsa, tolgo la biancheria dall’asciugatrice e, controllando di aver preso proprio tutto, la metto nella borsa posizionata esattamente davanti alla macchina. Torno in appartamento e, tirando fuori la roba un po’ alla volta, inizio a piegarla.
Bene… se avete letto tutto questo… mi sapete dire a che punto del tragitto ho perso un calzino???
Sono buono, vi darò qualche indizio visto che ho controllato tre volte:
1. non è tra la biancheria di altri colori.
2. non è nella lavatrice.
3. non è nell’asciugatrice.
4. non è per terra tra le due macchine suddette.
5. non è nella borsa.
6. non è in giro per il bunker dove vivo.
7. dopo di me nessuno ha usato lavatrice e/o asciugatrice.
8. non l’ho messo in testa per andare a rapinare una banca.
L’unica spiegazione è che sia entrato qualcuno a rubarmelo come hanno fatto per le mutande sporche di Gigi Marzullo!
Mi consola solo una cosa: ho pareggiato con il calzino che ho perso, con le stesse identiche modalità, circa 6-7 mesi fa.
Filosofia del dormire. – 354
Prendendo spunto da questo post del blog “Cronache unte” e dal ritorno dalla Spagna del novello sposo del mio lab vorrei fare alcune brevi riflessioni sul dormire Americano. Si perchè si sa che gli statunitensi sono mattinieri e si sa che tutto il mondo, in generale, è mattiniero rispetto a noi Italiani. Forse gli Spagnoli sono il popolo che più si avvicina a noi in termini di “orari”. Comunque questi sono i tre episodi che mi hanno fatto riflettere:
1. Tempo addietro, ad uno dei ritrovi della classe di inglese, una tipa di cui non ricordo nome, volto e niente altro ci dice che lei si sveglia alle 5.00 e va a correre, poi va in palestra un’oretta alle 6.00 (dove la troverà una palestra aperta a quell’ora), poi a casa a fare la doccia e quindi al lavoro alle 7.45.
2. Un paio di settimane fa ho lavorato il Sabato e la Domenica per fare degli esperimenti lunghetti. L’esperimento, in collaborazione con una collega, sarebbe finito il Lunedì sera, ma uno dei due sarebbe dovuto venire alle 7 del mattino per fare un paio di cose. L’alternativa era di posticipare di qualche ora alcune reazioni di Domenica per far cadere le successive a metà mattina del Lunedì.
La ragazza mi dice che fa lo stesso, viene lei alle 6.45.
Insisto, le dico che può stare a dormire un po’ di più che tanto possiamo posticipare, ma mi dice che comunque la sua sveglia suona alle 5.30! E lei preferisce svegliarsi presto…
3. Chiedo al ragazzo come è andato il viaggio di nozze in Spagna, se si sono divertiti, se sono stati contenti, se hanno sofferto il jet lag. Lui dice che no, non l’hanno sofferto, solo che qui è un paio di giorni che si sveglia alle 5.30 del mattino (salta fuori l’altra del punto 2: “Ah, stesso orario mio!”). E poi dice che è bello, che gli piace, che cercherà di mantenere questo “orario” che così può andare a casa dal lavoro che fuori c’è ancora il sole, che è meglio per quando arriverà l’inverno e boiate del genere…
Ma io dico… ma sti cavolo di Americani che hanno pure un phrasal verb (sleep in) per dire che si può stare a dormire di più al mattino, non ce la fanno proprio a poltrire un po’ di più? Quando uno mi dice che è mattiniero io penso che si sveglierà alle 7, o alle 6.30! Ma alle 5.00?? Per andare in palestra?? Ci credo che poi alle 5 del pomeriggio la loro giornata lavorativa è finita!! E capisco anche perchè cenano alle 17.30 e dicono che le 21 è “late night” (tarda notte).
E giustamente la morosa mi ha detto: “Ma cosa ci sarà di bello a svegliarsi quando fuori è ancora buio?”. Io non lo so, ma so che preferisco di gran lunga svegliarmi alle 8 e andare a letto a mezzanotte o più tardi, non è una delle cose più belle del mondo restare a letto più del necessario al mattino? A voi l’ardua sentenza…
Affilate i coltelli! – 326
Dopo aver rischiato di tagliarmi ieri sera con la scatoletta del tonno e poi con il coltello e oggi altre tre volte, rispettivamente con un paio di forbici arrugginite tagliando cordoncini per legare le piante agli stecchetti, con un pezzo di lamiera di alluminio sporgente in camera di crescita e con una lama da dissezione… bhe… vedo solo due possibilità… o la sfiga è finita e non mi capiterà più niente di affilato tra le mani per i prossimi tre anni, o se continua così tra un paio di giorni rischierò l’amputazione di qualche arto!!
Oggi puliamo le lenti… – 297
Questo post è espressamente dedicato a chi porta lenti a contatto… ciò non toglie che tutti lo possiate leggere! Visto che in America è possibile fare pubblicità comparativa, vorrei illustrare le incredibili capacità detergenti del nuovo liquido al perossido di idrogeno (acqua ossigenata) che ho comprato.
Il prodotto è il Clear Care della Ciba Vision (compagnia della Novartis). Non guadagno assolutamente niente a pubblicizzarlo, ma vorrei fare un confronto con la soluzione, che compro in Italia, Purha oxy prodotta dalla Soleko e distribuito dalla catena di negozi VistaSì.
Entrambi sono a base di acqua ossigenata al 3% e cloruro di sodio (sale da cucina) allo 0,79%. Il prodotto Ciba contiene inoltre quantità indefinite di acido fosfonico (o fosforoso), un certo tampone fostato e il detergente “Pluronic 17R4“.
La differenza sostanziale è come reagiscono i due liquidi posti nello stesso contenitore provvisto di catalizzatore. Il prodotto Italiano libera svogliatamente ossigeno, mentre quello della Ciba ha lo stesso effetto delle menthos nella pepsi!
Ora… visto che il catalizzatore è lo stesso, o le boiate in più nel Clear care innescano la fusione fredda, oppure l’acqua ossigenata nel prodotto Italiano non è al 3%, ma è meno concentrata.
Visto che è più economico di altri liquidi…
Visto che è prodotto in Italia…
2+2…
CI STANNO FREGANDO!!!
No dai, non voglio fare illazioni o altro, diciamo che era solo una battuta, però il sospetto resta!
Comunque, portatori di handicap lenti come me, per questo giro vi consiglio il Ciba! Qui due contenitori da 355ml costano $16.99 (tasse escluse), circa 13€.
P.S.: Dovrò fare un po’ di esperimenti con l’acqua ossigenata e i dischetti catalizzatori…
Dialoghi improbabili #4. – 294
Oggi pomeriggio la Cinese che lavora nel nostro laboratorio era intensamente impegnata a cercare informazioni su alcuni geni e proteine.
Stava visitando siti, database, motori di ricerca per tutto lo scibile umano in fatto di scienza quando ad un certo momento si è imbattuta nella pagina dell’iHOP (Information Hyperlinked over Proteins).
E a quel punto è scattato il dialogo tra lei e Carl-Erik (altro ragazzo del lab):
Hongyu: “Ahh! Interessante questa cosa!”
Carl-Erik: “Cosa?”
H.: “Un sito che ho trovato.”
C.: “Eh, ma che sito è?”
H.: “Il sito dell’iHOP!”
C.: “Ah! Cos’è? L’International House Of Pancakes?”
Sul momento sono scoppiato a ridere… ma poi ho scoperto che esiste davvero!
Se non ci credete andate a visitare il sito ufficiale della catena di ristoranti IHOP o il classico link su wikipedia cliccando qui.
Air conditioning. – 291
Chi mi conosce sa quanto soffro tremendamente il caldo! Forse lo patisco più del normale, forse ho la termoregolazione sballata, o forse è solo un fatto psicologico, resta comunque che ho sempre caldo! Per fortuna che l’edificio del dipartimento di orticoltura (come tutti gli edifici Americani) ha un sistema di condizionamento molto efficiente. Forse troppo.
Oggi direi che fa “freschetto”, non freddo, io sto bene, ma è proprio questo il problema! Se sto bene io, gli altri avranno freddo!! Infatti le due ragazze del lab avevano doppia maglietta e maglioncino di cotone, mentre un altro ragazzo aveva maglietta e camicia. Gli unici ancora in maniche corte siamo io e il tecnico!
A proposito del tecnico… alle 16 è venuto in ufficio con il suo solito pacchettino di pop-corn da cucinare in microonde e con una zucca gialla. L’ha traforata con una forchetta, l’ha schiaffata in microonde e l’ha fatto partire!
Filippo: “Vuoi mangiarla?”
Brian: “Si, è la mia cena con i pop-corn.”
F.: “è buona?”
B.: “Non so! Non l’ho mai provata!”
F.: “Ah! Ma quanto devi cuocerla?”
B.: “Non ne ho idea! Un po’ di minuti.”
…passa il tempo…
B.: “Forse è pronta.” (tira fuori la zucca scottandosi le mani e ne assaggia la polpa)
F.: “Allora?”
B.: “Uhmmm… ha un gusto strano ed è acquosa.”
F.: “Sai, da noi quelle zucche non si mangiano, sono ornamentali!”
B.: “Credo che lo siano anche qui. Comunque volevo provare!”
Eh… cosa volete fare, quand c’è fame si mangia quel che si trova!! Comunque con una breve ricerchina su internet ho scoperto che il suo nome è “pattypan squash” ed è buona da mangiare… magari un po’ condita però!!
Nessuna nuova, buona nuova! – 285
Attenzione attenzione!! A tutti i lettori del sito: sono ancora vivo! Sono qui a Chicago al congresso (come detto nel post precedente) e purtroppo con tutti i soldi che hanno ‘sti Americani non c’è il wireless e mi tocca fare una fila chilometrica per usare uno degli otto computer gentilmente offerti dalla Pioneer per l’internet cafè del congresso. Dico io… otto computer con tutta questa gente!! Possibile?? Io ho anche il mio portatile qui, ma non ci sono prese di rete, niente!!
Va bhe… a parte questo il congresso non è male, c’è un mucchio di gente e un sacco di presentazioni e poster interessanti. Non ho avuto tempo per fare un giro ai musei di Chicago, ci tornerò un’altra volta.
Detto questo passo e chiudo se non voglio essere ammazzato da qualcuno che aspetta il suo turno.
Ciao!
Ho il portafoglio gonfio! – 284
Si! Proprio così. Il mio portafoglio è talmente gonfio che più di così non si può! Non è una metafora per dire di essere milionario, ma è fisicamente quello che succede al mio portafoglio quando vado a prelevare soldi all’ATM (che sta per automatic teller machine, cioè cassiere automatico, il nostro bancomat). Ogni volta la stessa storia. A inizio mese devo pagare l’affitto e mi prendo soldi sufficienti per fare la spesa e tutto quello che mi serve, circa $800. Il problema è che tutti gli ATM danno banconote da $20! Non importa quale sia l’importo richiesto, sono sempre e solo banconote da 20!
Immaginate il pacco di verdoni che mi ritrovo in tasca quando prendo ‘sti $800: 40 banconote che, essendo a volte un pelino stroppicciate, mi fanno lievitare il portafoglio di un paio di centimetri.
Su un podcast tempo fa ho sentito che vengono date banconote di questo taglio perchè l’Americano medio ha paura dei soldi contraffatti e quindi guarda con diffidenza una banconota da $50 o $100.
Mi starebbe anche bene come spiegazione, ma non ha paura che a qualcuno venga in mente di falsificare proprio i $20 visto che sono i più diffusi??
In sei mesi di permanenza negli Stati Uniti le uniche banconote di “grosso taglio” che ho visto sono state quelle che mi sono portato dall’Italia!
In caso si desiderino banconote di taglio più grande bisogna andare a chiederle direttamente in banca.
Io ho il sospetto e la convinzione che qui la gente paghi con carta di credito o bancomat il 95% delle volte e quindi non si trova mai a dover girare con tanti soldi in tasca.
Giusto per la cronaca… ieri ero in fila alla cassa del Dairy store qui vicino per pagare il mio panino e prima di me c’era una signora che ha pagato $3.75 di gelato con un assegno!
Incredibile!!
P.S.: Da Sabato a Mercoledì sarò a Chicago per il congresso dell’ASPB (American Society of PLant Biology) per cui aggiornerò il blog solo se ne avrò i mezzi! In ogni caso state sintonizzati… e se non avete mie notizie per Venerdì prossimo datemi per disperso!!
Let's dance! – 265
C’è qualcuno interessato a imparare come si balla a ritmo di disco music?? Fate un corso di Finlandese e guardatevi questo video!