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Dialoghi improbabili #9. – 388

Come ogni buon Italiano che si rispetti, pur essendo negli Stati Uniti da un anno ancora fatico a prendere la pronuncia giusta per certe parole. Questo vale soprattutto per le parole Inglesi che si usano anche da noi, ma che magari sono un po’ storpiate e/o dette in modo diverso. Ma vale anche per qualche altro vocabolo che mi/ci hanno insegnato a scuola, magari nel modo sbagliato. In ogni caso, senza farla lunga, ieri sera alle 21.30, tra un esperimento e l’altro, sono andato a mangiare al McDonald’s visto che il tempo per una cena decente scarseggiava.
Questo è stato il dialogo snervante con la cassiera:

Filippo: …e vorrei un panino “cleb” (pronuncia Italiana di club).
Cassiera: Cosa?
F.: Cleb!
C.: Cosa?
F.: Cleb!
C.: Cosa?
F.: Cleb!!
C.: Cosa?
F. guardando e indicando il cartello dei panini: Il numero 8!
C.: Ahh!! Un clab!
F. pensando: Si, vaffanculo. L’unico panino con un nome corto che inizia con C, ha una L subito dopo e finisce con B!!!

Elasticità mentale: sotto zero!! La stessa identica situazione era capitata al McDonald’s dell’aereoporto di Chicago con la morosa sei mesi fà.

The Kravitz's family. – 387

Claudia, la ragazza Guatemalteca del dipartimento, ha deciso di portare una parrucca alquanto “interessante” per me. L’ha deciso perchè ha detto che la foto che avevo su Skype era troppo seria. Quindi, parruca alla mano, occhiali da sole e macchina fotografica ci siamo armati per un set di foto degne di un calendario!
Ovviamente però il fenomeno non è rimasto inosservato e la moda è ben presto dilagata oltre i confini dell’ufficio e oltre i confini del quarto piano. Insomma, nel giro di un paio d’ore Lenny Kravitz si è ritrovato con un branco di figli illegittimi che potete osservare e studiare nella galleria fotografica cliccando qui.

Mangerei… – 386

Dopo un anno di permanenza negli Stati Uniti, escludendo i 15 giorni passati tra Svizzera e Italia a Febbraio-Marzo, ci sono parecchie cose che ho voglia di mangiare al mio ritorno. Ovviamente sono cose del tutto ordinarie, metà delle quali ho preparato e/o mangiato anche qui in America. Ma non è lo stesso. Gli ingredienti sono diversi, a volte ci si deve adattare a cucinare con dei surrogati, altre volte, come nel caso della pasta, è praticamente come quella in Italia. Eppure c’è sempre qualche dettaglio fuori posto: perfino il sale grosso per salare l’acqua è diverso, e il “parmigiano” da grattarci sopra.
Quindi questi sono i dieci cibi che non vedo l’ora di mangiare, non tutti insieme e non necessariamente in quest’ordine:

1. pizza, in una pizzeria.
2. spaghetti con le acciughe.
3. pasticcio (per i non-veneti: lasagne al forno).
4. salsiccia nostrana.
5. pane comune.
6. del buon formaggio: Asiago in primis.
7. un panino con il prosciutto crudo.
8. affettati vari.
9. fegato alla veneziana.
10. una fetta di tiramisù.

Tra poco torno… siete avvisati!!

-7 – 385

23 Ottobre. La stagione fredda si avvicina anche qui a Madison dove fino ad un paio di giorni fa si girava in maglietta, stanotte ho usato la coperta. I frutti autunnali sono arrivati e da un po’ di tempo a questa parte, complice l’imminente Halloween, ci sono zucche ovunque. è appena finito il mio ultimo lab meeting. Ho parlato riassumendo quello che ho fatto in un anno e mi sono guadagnato un applauso finale (non so se sia anche meritato).
Sabato sera parteciperò ad una festa di Halloween, mentre Domenica e Lunedì sera ci saranno feste e cene in mio onore un po’ da una parte e un po’ dall’altra. La serata di Lunedì è stata battezzata “gnocchi party” perchè devo tenere una lezione di “Homemade Gnocchi 101” per la prof e compagni di laboratorio con cui sto organizzando scambi di foto, musica e ricette. Il “-7” del titolo, infatti, non è la temperatura che fortunatamente non è ancora così bassa, ma il numero di giorni che mancano alla mia partenza. Tra una settimana esatta in questo momento, sarò in aereo per tornare in Europa.
Nel frattempo devo sempre finire quei quattro esperimenti in croce che mi restano… e la macchina che uso è libera solo di notte.
Dopo tutto questo mi ci vorrà un mese per riprendermi!

Se non capita qualcosa non mi diverto! – 384

Oggi ho imparato una cosa importante: mai raffreddare una bottiglia di Pyrex con dentro del liquido caldo nel ghiaccio. Si, mi direte che sono stupido… che dovrei saperlo! Che anche se il Pyrex resiste fino ad un certo punto (avrei giurato che avrebbe resistito) ai repentini cambi di temperatura forse non è il caso di rischiare. E invece no! Visto che è sera tardi ho pensato bene di sciogliere il terreno di coltura per i batteri in microonde, e poi di farlo raffreddare in ghiaccio.
Morale della favola: mi è rimasta la bottiglia in mano, il culo (della bottiglia) si è rotto e tutto il brodo si è mischiato al ghiaccio.
Fatto questo e buttato via tutto mi sono messo a sciogliere un’altra bottiglia, così l’espediente che doveva farmi guadagnare tempo mi ha fatto perdere un buon quarto d’ora.
Quindi stasera finirò anche più tardi del solito.

Per gli amici biologi/biotecnologi e gli amanti della scienza: il classico terreno di coltura LB, ideato nel 1951 dall’Italiano Giuseppe Bertani studente del microbiologo Salvador Luria, viene comunemente chiamato Luria-Bertani, ma nell’articolo “Lysogeny at Mid. Twentieth Century: P1, P2, and Other Experimental Systems” (Journal of Bacteriology, 2004, Vol. 184, No. 3, p. 595-600) lo stesso Bertani spiega che l’acronimo LB significa “Lysogeny Broth”. E se lo dice lui immagino che ci sia da fidarsi!

Approfitto inoltre per segnalarvi che ho caricato un paio di gallerie fotografiche delle uscite recenti con i Guatemaltechi e gli Italiani qui a Madison. Se siete interessati cliccate qui.

The Local Tavern. – 383

Sabato sera “ultima cena” con i compagni del corso di Inglese. Dopo aver trovato mezza Madison all’Old Fashioned, abbiamo rinunciato in favore di un altro locale in centro vicino al Capitol. Siamo andati al “The Local Tavern” in King street. Il cibo servito è tipico Americano (sul sito del locale c’è il menù in pdf). Io ho preso un “Local Hero”, un panino con 5 oncie (141 grammi) di carne di manzo (controfiletto), funghi, cipolle caramellate e salsa all’aglio tutto in una ciabatta. Ad accompagnare il panino c’era un buon purè che secondo il menù è di patate dolci, ma credo che in realtà fosse di zucca, e un’insalatina di cavolo in stile “Cajun“.
La carne nel panino è manzo Aberdeen-Angus, la razza bovina più popolare negli Stati Uniti più comunemente chiamata Angus, che è stata selezionata inizialmente in Scozia nelle aree di Aberdeenshire e Angus (da cui il nome).
In pratica ho mangiato un panino con la bistecca!
Costo $12.95 tasse e mancia esclusa.
Pagato $23 tutto incluso dividendo il conto.
Mi hanno detto che ci sono posti anche migliori come l’Old Fashioned per gustarsi dell’originale cibo Americano, ma in ogni caso la cena era buona e la serata è stata decisamente piacevole!
Nell’apposita sezione del sito potete vedere qualche fotografia della serata.

Qui sotto il “Local Hero”:

Economia spicciola. – 381

Il valore dell’euro continua a salire. Sale sul dollaro e il dollaro scende per una serie di politiche sbagliate, previsioni disastrose, futuri incerti. Quando sono arrivato qui a Madison quasi un anno fa un 1€ valeva $1.32. In questo momento il cambio è 1€ per $1.43. Una bella differenza! Ogni mese ho prelevato lo stesso ammontare di dollari dal conto in Italia vedendomi addebitare sempre meno euro, una convenienza non indifferente! Ma se questo è conveniente per me finchè sono qui e finchè sono pagato in euro, a lungo andare sarà alquanto sconveniente per l’economia Europea che, di questo passo, sarà sempre più svantaggiata nelle esportazioni di beni e servizi.
I nostri “Brodi e Berluscotti tutti” (leggi politici) sono preoccupati, ma per modo di dire, eh!
Il direttore della BCE e pure i bidelli della Bicocca e della Bocconi si stanno mettendo le mani nei capelli.
Ma io… che ho fatto di male???
Cioè: visto che computer e aggeggi elettronici in genere ora sono vantaggiosissimi se acquistati qui in USA, avevo pensato di tornare a casa carico come Babbo Natale.
E invece no!
Sono al limite dei chili consentiti (se non li ho addirittura superati) nelle valigie e nei bagagli a mano e come se non bastasse quell’arpia della morosa mi ha subdolamente “invitato” a non comprarmi aggeggi.
Visto che l’oro nero vale sempre di più non mi resta che una cosa da fare: tornare a casa con una ventina di barili di petrolio…

Passami il thingamajig e dammi il whatchamacallit! – 380

In ogni campo del sapere umano non si finisce mai di imparare, ma quando si tratta di una lingua straniera è ancora peggio (o meglio, dipende dai punti di vista). E le parole che ho scoperto da poco sono quelle del titolo del post: “thingamajig” e “whatchamacallit“. A dire il vero tutto è iniziato con la parola “thingy” che ho sentito nel film “The sweetest thing“. Ho immaginato che fosse uno storpiamento di “thing” (cosa/oggetto), ma cercando sul dizionario è venuto fuori che può essere l’abbreviazione di “thingamajig” parola, piuttosto divertente, per indicare un oggetto o una persona difficile da classificare e di cui si è dimenticato o non si conosce il nome. In pratica si può tradurre in Italiano con “coso” o “roba” o parole simili.
La parola deriva dall’estensione con un suffisso arbitrario dell’originale “thing” che è passato a “thingum” e poi a “thingamajig” o all’altra versione “thingamabob” o “thingumabob“.
Chiedendo lumi ed esempi alle mie cavie da laboratorio (colleghi madrelingua) mi è stata presentata anche la seconda parola: “whatchamacallit“.
Questa ha lo stesso uso della precedente e significa letteralmente “come-si-chiama” o qualche cosa di molto simile. Deriva infatti da “watcha” che è la contrazione di “what are you“, “what have you” o “what do you“, e da “ma call it” che è l’alterazione di “may call it“. In pratica la frase originale sarebbe “what you may call it?” cioè “come lo chiameresti?”.
Detto questo mi hanno anche fatto presente che la Hershey’s commercializza uno snack al burro di arachidi che si chiama Watchamacallit e la pubblicità è proprio un gioco di parole sul nome della barretta.
Ovviamente ho dovuto cercare il video su Youtube:

La traduzione spicciola è:
Kid1: Ehi! Cosa mangi?
Kid2: Una nuova barretta! è croccante!
Kid1: Sembra buono! Odora di arachidi, come si chiama?
Kid2: Whatchamacallit (come lo chiami?).
Kid1: Whatchamacallit (come lo chiami?).
Kid2: Si giusto!
Kid1: Cosa?
Kid2: Il nome!
Kid1: Che nome?
Kid2: Whatchamacallit (come lo chiami?).
Kid1: ….ti sei dimenticato il nome??
(voce fuori campo)
Kid1: Me ne dai un pezzetto di quello?
Kid2: Quello cosa?

Qui sotto la barretta che ho assaggiato… è pure buona!

Mr. Troubleshooter. – 379

Premetto che sono stufo, che ho non tanta, ma troppa roba da fare in questi ultimi giorni di permanenza negli States, che ho cene e raduni organizzati il venerdì-sabato-domenica e quindi, ahimè, non potrò venire in lab per finire esperimenti vari. Premetto anche che a momenti devo cambiare stato o continente per adeguarmi al nuovo fuso orario biologico che mi impone la veglia fino alle 3 di notte e il sonno fino alle 9 del mattino (il chè mi va anche bene visto che di sera in lab non c’è nessuno). Insomma, a parte tutto ciò, oggi ho avuto il piacere di essere stato nominato Mr. Troubleshooter (troubleshooter = tecnico-riparatore).
Si, perchè negli ultimi 6 mesi non ho fatto altro che risolvere i problemi del laboratorio. Non voglio vantarmi o altro, ma, putroppo, è la verità.
In ogni laboratorio che si rispetti ci sono problemi di varia natura che si presentano con cadenza non ben definita. A me (e agli altri) ne sono arrivati parecchi: pcr che hanno smesso di funzionare per un mese, piante che crescono stressate perchè la camera di crescita è troppo fredda/calda, cellule che non crescono e chi più ne ha più ne metta.
Il punto è che i compagni di lab se ne sbattono allegramente!! Tanto loro devono stare qui 5-6 anni, e risolvi oggi o risolvi domani è lo stesso! Quindi di volta in volta mi sono dovuto arrangiare e sistemare tutto.
Tralasciando gli ultimissimi sviluppi di alcuni problemi, oggi una del lab mi dice: “Oh, Mr. Troubleshooter, quando tornerai a casa dovrò scriverti via mail per farmi risolvere i problemi!”
Ma vaff…

Disgustorama! – 378

Qualche tempo fa ho parlato con Jenny, la ragazza Boliviana giunta da poco nel nostro lab, a proposito di cibi tipici dei nostri paesi. A parte le solite domande sulla pizza, la pasta, il primo-secondo-contorno e via dicendo, ad un certo punto siamo caduti sugli orari dei pasti. In Bolivia gli orari sono più o meno simili a quelli Italiani, con colazione, pranzo, cena verso le 19 e la merenda a metà mattina e metà pomeriggio per chi la vuole fare. La cosa più “interessante” è che nel suo paese c’è una merenda un po’ particolare alle 4-5 del pomeriggio…
Non sono insetti fritti, neanche cani o gatti, ratti, lumache o cose del genere, ma è altrettanto disgustoso (almeno per me).
è cioccolata calda con la mozzarella dentro! Si! Avete letto bene. E se non ci credete ve lo scrivo di nuovo: cioccolata calda in tazza con la mozzarella dentro che si scioglie e fila.
Quando me l’ha detto devo aver fatto una faccia davvero disgustata perchè si è messa a ridere. Ha tentato più e più volte di dirmi che è buonissima, che in tanti la mangiano, che non fa schifo, io ho cercato più e più volte di dirle che da noi non si piò mangiare una roba del genere, che è quasi proibito dalla legge!!
E vabbè… cosa ci volete fare: i gusti sono gusti e le tradizioni vanno rispettate.
Ma se questo non vi ha impressionato abbastanza vi mostro qui sotto una foto del volantino che mi è arrivato a casa con una nuova pizza servita come dessert: la pizza con gli Oreo!
Come se in Italia facessimo la pizza con i biscotti Ringo…

P.S.: Ho chiesto ai miei compagni di laboratorio se mangerebbero la pizza con gli Oreo e hanno fatto una faccia alquanto disgustata perfino loro, ma se la pizza esiste sicuramente qualcuno la compra! Chi non sa cosa sono gli Oreo legga questo post.